Meredith. Battaglia in aula sul computer di Sollecito. Amanda: “Sono confusa”

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Meredith. Battaglia in aula sul computer di Sollecito. Amanda: “Sono confusa”

14 Marzo 2009

La notte in cui Meredith Kercher venne uccisa su uno dei computer di Raffaele Sollecito è stata rilevata interazione umana fino alle 21.10. Poi più nulla fino alle 5.32 della mattina successiva. A riferirlo sono stati oggi alla Corte d’assise di Perugia gli investigatori della polizia postale.

Deposizioni tecniche, le loro, che hanno seguito quella di una docente universitaria con la quale Amanda Knox il giorno prima di essere arrestata fece un tema nel quale tra l’altro scriveva alla madre: "Ho paura perché sono confusa".

La difesa del giovane pugliese e la parte civile leggono però l’udienza in modo opposto. Per l’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei difensori di Sollecito (che ha sostenuto di essere stato in casa sua mentre l’inglese veniva uccisa), "emerge sempre di più la forte debolezza degli elementi investigativi". Il legale evidenzia che non è stato possibile esaminare l’hard disk di un altro dei pc di Raffaele perché danneggiato probabilmente da uno choc elettrico come quelli della vittima, della Knox e di Patrick Lumumba. Secondo la difesa di Sollecito già i dati emersi oggi rendono incompatibile la sua presenza nella casa di Mez all’ora del delitto.

Di parere totalmente diverso l’avvocato Francesco Maresca, che rappresenta la famiglia della vittima come parte civile. Per lui "crolla uno degli alibi" del giovane perché dagli accertamenti emerge "che la notte dell’omicidio non c’ è interazione umana con il computer". In aula gli investigatori ricostruiscono che alle 18.27 del primo novembre del 2007 venne attivato il programma per la visione del film "Il favoloso mondo di Amelie", scaricato da internet il 29 ottobre, del quale propongono alcune scene alla Corte per documentare il lavoro svolto.

Gli esperti della polizia postale spiegano poi di avere individuato una nuova interazione con il file alle 21.10 ma non possono spiegare di quale operazione si sia trattato. Poi più nulla fino alle 5.32 della mattina successiva quando il pc fu utilizzato per ascoltare musica. Sollecito, laureato in informatica, assiste alle deposizioni fornendo ai suoi legali indicazioni tecniche per le domande.

Cosa sia successo nelle ore cruciali per l’indagine sull’omicidio Kercher almeno oggi rimane però un mistero. Così come non si chiariscono le cause per le quali risultano danneggiati gli altri hard disk. Punto sul quale insiste uno dei difensori della Knox, l’avvocato Carlo Dalla Vedova. La studentessa di Seattle in silenzio assiste alla deposizione della sua docente di italiano all’Università per stranieri.

Questa riferisce che il 5 novembre fece fare ai suoi allievi, come tema, una lettera alla loro madre. In essa la Knox spiegava che in seguito all’omicidio non aveva più una casa e i suoi vestiti. "Sono senza un programma e spesso sento senza emozioni" aggiunse. "Devo provare a ricostruire la mia vita" si legge ancora nel tema. E ancora rivolta alla madre, in arrivo a Perugia, "spero che tu possa aiutarmi. Forse possiamo fare la spesa per i vestiti nuovi". "Non ho paura dell’Italia" scrisse ancora Amanda. "Non ho paura – aggiunse – di qualcosa particolare. Ho paura perchè sono confusa".