Meredith. Scontro tra testimonianze: per la difesa sono inattendibili
28 Marzo 2009
di redazione
Seduto su una panchina di piazza Grimana, non lontano dalla casa dove venne uccisa Meredith Kercher, Antonio Curatolo notò Raffaele Sollecito e Amanda Knox la notte del delitto. Tra le 21.30-22 e le 23-23.30 ha detto oggi alla Corte d’assise di Perugia davanti al quale si svolge il processo ai due giovani per l’omicidio della studentessa inglese. Un’udienza caratterizzata anche dalla deposizione dell’albanese Hekuran Kokomani.
Curatolo ha spiegato di "vivere su una panchina" da otto-nove anni. Della sera del delitto, ha spiegato di essersi messo verso 21.30-22 "a leggere l’Espresso e a fumare una sigaretta" in piazza Grimana. "Intorno al campo di basket (che si trova lì – ndr) – ha proseguito – vidi due ragazzi che sembravano fidanzati, forse discutevano. Lui andava verso la ringhiera a guardare di sotto (dove c’ è anche la casa del delitto – ndr). Li ho visti per l’ultima volta poco prima di mezzanotte". Alla domanda del pm su chi fossero, Curatolo ha indicato Sollecito e la Knox.
Secondo gli inquirenti il clochard avrebbe quindi visto gli imputati subito prima dell’omicidio. Dopo di lui Fabrizio Gioffredi ha riferito che il 30 ottobre vide uscire dalla casa di Mez Sollecito, la Knox, con indosso un cappotto rosso, la Kercher e "un ragazzo di colore, al 99% Rudy Guede". Una deposizione alla quale ha replicato Sollecito. "Non può avermi visto insieme a Rudy – ha detto in una dichiarazione spontanea – perché non lo conosco. Non ho poi mai visto Amanda con un cappotto rosso. Quel giorno ero altrove".
A lungo è stato quindi sentito l’albanese Hekuran Kokomani. Ha detto di avere visto davanti alla casa di Mez, Sollecito e la Knox, che avevano in mano ciascuno un coltello (quello del giovane italiano ha detto di averlo poi riconosciuto nelle foto pubblicate dai giornali), ma anche Guede. Non ha saputo indicare se si trattasse della sera del 31 ottobre o quella del primo novembre del 2007 ma ha parlato anche di urla, forse di una lite, provenire dall’abitazione. Kokomani ha anche riferito di avere visto in un bar, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, Sollecito, la Knox e quello che ha definito uno "uno zio" di quest’ultima in base ai loro dialoghi nel locale (circostanza della quale parlava anche in un’intervista al Tg5 proposta in aula), anche se l’americana aveva già spiegato di non avere mai avuto alcuno zio che era venuto a trovarla a Perugia (dove è giunta alla metà di settembre). Ha quindi spiegato di essersi sentito minacciato dopo la deposizione agli investigatori ma di non avere sporto denuncia.
L’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei difensori di Sollecito, ha replicato sottolineando che i due imputati si erano conosciuti alla fine di ottobre. Ha ricordato che il testimone è già stato definito inattendibile dal gup che lo ha già sentito e sottolineato che oggi c’è stato "un continuo mutamento di dichiarazioni". "Testimone attendibile riguardo alla conoscenza dei ragazzi" la replica dei legali della famiglia Kercher, Francesco Maresca e Serena Perna. Di Curatolo l’avvocato Bongiorno ha parlato come di un teste che "sgretola l’accusa". "Ha riferito – ha aggiunto – che i ragazzi non erano in via della Pergola". Testimonianza invece "apprezzabile" per gli avvocati Maresca e Perna secondo i quali gli imputati "sicuramente erano in giro".
Venerdì si torna in aula con le deposizioni dei medici legali. Poi, sabato, saranno ascoltati Patrick Lumumba e Guede ( l’invoriano giudicato con rito abbreviato e condannato per il delitto di Mez a 30 anni) che quasi sicuramente si avvarrà della facoltà di non rispondere.