Meredith. Sollecito punta il dito contro la polizia
01 Marzo 2009
di redazione
Ieri Raffaele Sollecito ha fatto una dichiarazione spontanea durante il processo per l’omicidio di Meredith Kercher. L’indagato se l’è presa prende con la polizia che gli avrebbe negato i diritti più basilari: "Non voglio fare accuse, ma ho sentito cose imprecise e vorrei fare alcune precisazioni chiarendo dei particolari".
"La notte tra il 5 e il 6 novembre sono stato per lungo tempo in Questura. Più volte ho chiesto e fatto presente alla polizia che volevo contattare mio padre. Volevo parlarci in qualsiasi modo, ma loro me lo hanno negato".
Sollecito ha anche spiegato che gli è stato negato di chiamare un avvocato. "Quando sono stato portato in carcere sono stato messo in una cella e non ho potuto parlare con nessuno fino a quando non sono comparso davanti al gip Matteini". E ancora, durante il primo interrogatorio: "Mi hanno tenuto di fatto a piedi nudi per tutta la notte fino al mattino successivo. Mi hanno lasciato scalzo senza spiegarmi il motivo…".
Sollecito, infine, ha detto di aver utilizzato cannabis solo quando aveva 18 anni per "fare un esperimento" e di averlo ripetuto saltuariamente negli anni successivi: "Mi sono reso conto dell’errore fatto all’epoca… Lascio a voi le conclusioni".