Missionari gesuiti sbarcano su Second Life

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Missionari gesuiti sbarcano su Second Life

27 Luglio 2007

L’idea di “mandare missionari su Second Life”, il
cyber-mondo tridimensionale dove vivono più di otto milioni di residenti
virtuali tra case, negozi, svaghi, incontri, amori, business e sport, arriva da
Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti.

Secondo i gesuiti, entrare in questa dimensione sarebbe come
avventurarsi nella Cina al tempo di Matteo Ricci. I tratti del cyber-prete
evangelizzatore non sono ancora stati definiti con esattezza. Ma sulla rivista
si presentano delle bozze già visionate dalla segreteria di Stato Vaticana.

Intanto padre Antonio Spataro afferma che nella
cyber-dimensione c’è spazio per Dio: “Second Life esistono gruppi o siti di
carattere religioso e spirituale. Ben ventitré chiese. Anche cattedrali come le
simulazioni delle cattoliche Notre-Dame di Parigi, della cattedrale di
Salisburgo o dell´anglicana St. Paul di Londra”. Si trova di tutto. Dalle
moschee, alle pagode, ai templi zen e indù. “Gli spazi spirituali si vanno
ampliando – aggiunge Spadaro, gesuita trentenne, tra i più giovani della
redazione di Civiltà Cattolica, esperto di letteratura, ma appassionato di web
– e qualcuno ha cominciato ad avvertire il bisogno di creare luoghi di
preghiera o addirittura chiostri e conventi con camere spartane da affittare
per tempi di sosta e di meditazione circondati da spazi verdi e quieti”.

Michele Simone, vicedirettore della rivista, spiega che: “Il
fenomeno è in espansione. Ci sono certamente lati positivi e negativi, ma è
giusto che i cattolici non siano assenti, anzi siano presenti per non lasciare
che la dimensione religiosa venga strumentalizzata o occupata da altri”. Non si
pensi che sia la voglia di seguire un tormentone della moda, “al contrario,
esserci può servire a far vedere che esiste una realtà diversa da quella in cui
si rifugiano gli utenti di Second Life”, conclude Simone.