Moldova. Sale la tensione con la Romania. Voronin: “Tentato colpo di Stato”

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Moldova. Sale la tensione con la Romania. Voronin: “Tentato colpo di Stato”

08 Aprile 2009

Il presidente moldavo Vladimir Voronin ha accusato apertamente oggi la Romania di fomentare i gravi disordini di ieri a Chisinau, con l’assalto al Parlamento e al palazzo presidenziale da parte di manifestanti anticomunisti che contestano l’esito del voto di domenica scorsa, ha denunciato un tentativo di colpo di Stato e ha minacciato di usare la forza nel caso di nuovi atti di violenza.

Voronin ha definito i disordini di ieri "un chiaro tentativo di colpo di stato". "Quando la bandiera romena è stata issata sugli edifici governativi, è divenuto chiaro il tentativo dell’opposizione di attuare un colpo di stato. Noi non lo consentiremo", ha detto il presidente moldavo citato dall’agenzia Interfax. Dopo aver constatato con amarezza che "una parte limitata della popolazione moldava resta ancora attaccata all’idea del ricongiungimento alla Romania", ha affermato che " il fatto che questa idea venga coltivata tra gli studenti che poi vengono coinvolti nei disordini" è particolarmente negativo.

"Noi sappiamo che dietro a questi disordini vi sono determinate forze della Romania – ha proseguitoVoronin -. Lo testimoniano anche le bandiere romene che sono state issate sugli edifici governativi a Chisinau", citato dalle agenzie russe. Il presidente ha quindi dichiarato l’ambasciatore romeno a Chisinau "persona non grata" e ha annunciato l’introduzione del regime dei visti nei viaggi e negli scambi con Bucarest.

Annunciando un rafforzamento dei controlli alle frontiere con la Romania, Voronin ha al tempo stesso minacciato il ricorso alla forza nel caso di nuovi disordini. "Anche la pazienza ha un limite. Noi non possiamo tollerare questi baccanali, e siamo intenzionati a stroncarli con la massima fermezza", ha detto il presidente, secondo il quale i disordini di ieri sono stati un evidente tentativo di colpo di stato.

"Quando la bandiera romena è stata issata sugli edifici governativi è divenuto chiaro il tentativo dell’opposizione di attuare un colpo di stato. Noi non lo consentiremo", ha detto Voronin. Mentre a Chisinau centinaia di manifestanti sono tornati a radunasi nel centro della città, preoccupazione per l’aggravarsi della crisi interna alla Moldova è stata espressa dalla Russia. Parlando a Mosca, il ministro degli esteri Serghiei Lavrov ha puntato il dito, seppur indirettamente, contro la Romania, e ha definito "prive di fondamento" le richieste dell’opposizione moldava per un annullamento dei risultati del voto di domenica in Moldova che ha visto la larga affermazione del partito comunista al potere, al quale è andato il 50% dei consensi.

Immediata la reazione delle autorità romene che hanno negato un proprio coinvolgimento nei disordini scoppiati in Moldova, a Chisinau. "Questa accusa è una provocazione – tuona un comunicato del ministero degli Esteri romeno -. Non è accettabile che il potere comunista di Chisinau trasferisca alla Romania e ai suoi cittadini la responsabilità per i problemi interni in Moldova". Il ministero ritiene poi "aberranti" le misure unilaterali tese ad imporre visti ai romeni, annunciate dal presidente moldavo Vladimir Voronin.

Bucarest sottolinea che "la Romania non prenderà simili misure sul personale dell’ambasciata della Moldova a Bucarest e manterrà il sistema di visti gratuiti per i cittadini moldavi". Il comunicato ricorda che "la Romania ha sostenuto costantemente l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale della Moldova e continuerà ad avere un approccio europeo nei rapporti con lo Stato vicino, nonostante la politica antiromena delle autorità comuniste di Chisinau". Bucarest "continuerà a sostenere l’avvicinamento della Moldova all’Ue, anche attraverso progetti destinati ai giovani che vogliono studiare in Romania, nonchè la partecipazione ad altri progetti europei destinati ai cittadini di questo Paese". Il ministero degli Esteri si dice infine "indignato" per la decisione delle autorità di Chisinau di dichiarare persona non grata l’ambasciatore romeno in Moldova, Filip Teodorescu.

In Moldova continuano le polemiche. Dopo che i partiti di opposizione si sono dissociati dagli organizzatori dei disordini scoppiati ieri nella capitale moldava dopo la proclamazione della schiacciante vittoria dei comunisti alle legislative di domenica, il leader del partito liberal-democratico Vlad Filat ha annunciato che l’opposizione non organizzerà azioni di protesta ma "userà ogni mezzo politico per ottenere l’esame di tutte le irregolarità e i brogli commessi nella campagna elettorale".

L’esponente di spicco dell’opposizione moldava Sergiu Mocanu è stato arrestato e portato in un luogo sconosciuto. Mocanu è stato consigliere presidenziale per cinque anni ma poi ha abbandonato l’incarico e si è messo alla guida di Azione popolare. Inizialmente pensava di partecipare alle legislative di domenica, ma ha rinunciato dopo che le autorità hanno aperto la scorsa estate un’indagine nei confronti dei suoi due figli, entrambi rifugiatisi poi all’ambasciata romena di Chisinau.

 

Intanto aumenta la tensione al confine con l’Ucraina. In seguito ai disordini scoppiati ieri nella capitale Kiev ha deciso di rafforzare la sorveglianza lungo i 1.222 chilometri di confine, dove tutti i reparti delle guardie di frontiera sarebbero già stati messi in stato di allerta. A confermarlo è stato un esponente del comando delle truppe di frontiera.