Monti e i professori a Napoli per presentare il ‘Grande Progetto Pompei’
05 Aprile 2012
di A.R.
"E’ necessario che Pompei resti in piedi con elevati standard di qualità". E’ questo l’impegno, oltre che l’augurio, che il premier Mario Monti ha manifestato intervenendo alla presentazione del ‘Grande Progetto Pompei’ a Napoli. "Voglio ricordare che la scelta del nome ‘Grande Progetto Pompei’ è stata dell’Unione Europea e almeno nella scelta del nome – ha ironizzato Monti-, la Ue non è stata burocratica". "Gli obiettivi – ha continuato il premier che ha ringraziato il governo precedente per l’avvio del progetto – sono quelli di mettere in sicurezza tutte le insulae a rischio di uno dei più straordinari patrimoni archeologici dell’umanità e assicurare che ciò avvenga attraverso il lavoro delle imprese e dei lavoratori capaci ed onesti tenendo lontano dal progetto la criminalità organizzata ancora assai forte in questo territorio".
Con Monti, a Napoli, si è presentato quasi tutto il governo dei professori. Inevitabile che quella di oggi fosse anche l’occasione per fare il punto sulle condizioni del Mezzogiorno – "La situazione economica del Sud è seria e patisce la crisi generale e la fase recessiva del nostro paese e non solo", ha detto Monti -, ma a fare da protagonista è stato il piano di restauro di Pompei, strutturato in cui cinque punti che il ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, ha elencato uno ad uno.
Il primo prevede, innanzitutto, l’indizione di gare pubbliche con modalità telematiche, garanzia di trasparenza, integrità e maggiore celerità. In secondo luogo, si dispone l’attuazione di interventi coerenti con le scelte tecnico-scientifiche e con le priorità della sicurezza del patrimonio, secondo il piano scientifico approvato dal consiglio superiore dei beni culturali. Terzo, si impone il rispetto di un calendario rigoroso e – quarto punto – la pubblicazione di un elenco di ulteriori interventi da finanziare con sponsor privati per valorizzare l’apporto anche economico dei privati. Infine, il piano prevede l’avvio di un dibattito aperto a tutti gli interessati. Per Ornaghi Pompei è «un bene dell’umanità, un simbolo» e bisogna «non farla sopravvivere ma farla vivere». Un compito per cui si è resa necessaria una "intensa cooperazione tra i ministeri" che, ha aggiunto, "è un prototipo che è molto piaciuto all’Europa".
Nel sottolineare l’importanza di portare a compimento il progetto di restauro di Pompei, gli fa eco il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il quale ha sottolineato come la cultura generi sviluppo a condizione che venga predisposto un "contesto di legalità diffusa e regole trasparenti" senza cui questo patrimonio non può pensare di realizzare a pieno le sue enormi potenzialità. Dunque, da qui l’esigenza di "un’intesa che – sempre secondo Profumo – ha un significato di enorme importanza. Per la classe politica e istituzionale, per la comunità civile e per chi si cimenta con la sfida educativa, per il sistema economico impegnato nella realizzazione di investimenti infrastrutturali".
Sul concetto di fiducia si è concentrato invece, nel suo intervento, il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca: "Senza fiducia – ha detto – le imprese non rischiano e anche la ricostruzione della fiducia nella capacità dello Stato di garantire che Pompei resti in piedi nei prossimi secoli è il senso di quello che stiamo facendo oggi qui". Un metodo nuovo, quello adottato, che potrebbe costituire un prototipo per altri interventi nel Mezzogiorno. Ma anche una "sfida", come ha voluto sottolineare il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, soprattutto in considerazione del fatto che l’Europa tiene sull’Italia e sul Meridione gli occhi puntati. Da parte sua, il ministro ha garantito che "ci sarà la massima attività per supportare la prefettura di Napoli che rappresenta il capolinea e per assicurare il maggior successo" del piano di rilancio del sito archeologico. Intanto, la Cancellieri annuncia una sezione dei Vigili del fuoco specializzata negli interventi sui beni culturali, una novità frutto di un accordo tra il ministero dell’Interno e quello dei Beni culturali e che costituirà uno dei pilastri del Grande Progetto Pompei.
Una giornata importante, dunque, quella che ha visto il governo tecnico presentarsi a Napoli non senza manifestazioni e proteste.Un disabile di 62 anni, proprio mentre il premier Monti visitava la città, ha tentato di darsi fuoco in piazza del Plebiscito, dopo aver ricevuto una comunicazione in cui gli è stata annunciata una riduzione della pensione d’invalidità. Per fortuna, l’intervento degli uomini della polizia ha evitato il peggio. Lavoro e articolo 18, invece, sono stati i temi degli slogan dei manifestanti in piazza Trento e Trieste, non lontano dal Palazzo della Prefettura, luogo del vertice con il presidente del Consiglio. Si è trattato di una manifestazione unitaria che ha messo insieme tutte le anime napoletane dei movimenti di disoccupati, dei collettivi studenteschi, dei movimenti no tav e contro la Coppa America, uniti sotto la sigla unitaria di "Movimenti sociali napoletani".