Myanmar. Tre morti negli scontri tra ribelli ed esercito dopo le elezioni
08 Novembre 2010
di redazione
È di almeno tre civili uccisi e 11 feriti il primo bilancio degli scontri tra esercito e ribelli avvenuti a Myanmar dopo le elezioni che si sono tenute ieri, le prime in 22 anni. I disordini, che si sono registrati oggi nella città orientale di Myawaddy, al confine con la Thailandia, sono una prova delle divisioni che continuano a rimanere nel Paese asiatico.
Centinaia di cittadini birmani, poi, sono stati costretti a lasciare Myanmar e a recarsi nella vicina Thailandia. Le elezioni di ieri, che la comunità internazionale occidentale ha già annunciato di non voler riconoscere, si sono svolte senza la partecipazione della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito del Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi disciolto dopo aver annunciato l’intenzione di boicottare il voto. Con il 25% dei seggi in parlamento riservati ai militai, ai partiti vicini alla giunta è necessario conquistare solo il 26% dei restanti seggi per assicurarsi la maggioranza.
L’ambasciata birmana in Thailandia intanto ha negato un visto a Kim Aris, il secondogenito di Aung San Suu Kyi, che era arrivato la settimana scorsa a Bangkok nel tentativo di entrare in Birmania e visitare la madre. In passato, richieste simili da parte di Aris erano già state respinte. Aung San Suu Kyi, che non vede il figlio dal 2000, dovrebbe a rigor di legge essere liberata questo sabato dagli arresti domiciliari a cui è stata costretta ininterrottamente dal 2003. Il regime birmano, pur lasciando intendere che il premio Nobel per la Pace sarebbe stata liberata dopo le elezioni tenutesi ieri, non ha però ancora specificato una data.