Napolitano: basta tribune per ex terroristi

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Napolitano: basta tribune per ex terroristi

09 Maggio 2008

Reinserirsi nella società dopo aver pagato il proprio debito con lo Stato è una cosa, salire in cattedra o pontificare da tribune tv o pubbliche un’altra.

E non è possibile nè accettabile confonderle. E’ un discorso chiaro e molto severo, segnato anche dalla commozione, quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa al Quirinale, nel primo ‘Giorno della memoria’ delle vittime del terrorismo, spiegando che “si doveva e si deve dare voce non a chi ha scatenato la violenza terroristica ma a chi l’ha subita”. Un punto fermo molto netto per dire una volta per tutte che gli ex terroristi che hanno ottenuto benefici “non avrebbero dovuto avvalersene per cercare tribune da cui esibirsi, dare le loro versioni dei fatti, tentare ancora subdole giustificazioni”.

Il Salone dei Corazzieri, dove siedono nelle prime file i parenti delle vittime – da Mario Calabresi che conduce la cerimonia alla moglie dell’agente Emanuele Petri, ucciso dalle Br nel 2003, alla figlia di Aldo Moro, Agnese – accoglie queste frasi come una liberazione e l’applauso è scrosciante. Napolitano ricorda che “lo Stato democratico e il suo sistema penale e penitenziario si è mostrato in tutti i casi generoso” ma che non pochi terroristi “sono rimasti reticenti, anche in sede giudiziaria”. Poi, certo, hanno ammesso i loro errori e “preso atto della sconfitta del loro disegno ma non riconoscendo esplicitamente la ingiustificabile natura criminale dell’attacco terroristico allo Stato e ai suoi rappresentanti e servitori”.

Per tutti questi motivi la storia degli anni di piombo non può essere raccontata da chi ha imbracciato le armi, ma ricordando quelle “terribili vicende come sono state vissute dalla parte della legge e dello Stato democratico, dalla parte di una umanità dolorante”. Hanno sbagliato gli ex terroristi ad atteggiarsi a ‘maestri’ – e il presidente si è detto “indignato e colpito” da alcune loro dichiarazioni – ma ha sbagliato anche lo Stato che a lungo ha mancato di rendere un riconoscimento collettivo alle famiglie delle vittime e alle vittime stesse. Per questo è risuonata alta “l’esigenza di colmare vuoti e carenze nell’iniziativa dello Stato democratico, nell’impegno della comunità nazionale che esigeva ed esige il ricordo di quelle vicende e delle loro vittime”.

Napolitano ha messo poi in guardia dal “rischio della rimozione” soprattutto davanti a una “reviviscenza del più datato e rozzo ideologismo comunista” e al contempo “di un ideologismo e simbolismo neonazista”. Entrambi questi fenomeni, pur opposti, si possono spiegare con una deriva di intolleranza e violenza politica e per questo “lo Stato repubblicano non può abbassare la guardia dopo aver fatto fronte allo stragismo e aver sconfitto il terrorismo dilagante degli scorsi decenni”.