Napolitano: “La Costituzione non è residuato bellico”

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Napolitano: “La Costituzione non è residuato bellico”

22 Aprile 2009

"La Costituzione repubblicana non è una specie di residuato bellico come da qualche parte si verrebbe talvolta fare intendere", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano svolgendo la lezione di apertura alla Biennale della Democrazia.

Nacque, ha ricordato, guardando lontano, e poggia "sui valori maturati nell’opposizione al fascismo, nella Resistenza" e fu concepita aprendosi alle "imprevedibili evoluzioni e istanze del futuro. Non fu mai un manifesto ideologico o politico di parte, e legge fondamentale, architrave dell’ordinamento giuridico e dell’assetto istituzionale".

Napolitano tocca anche la questione del sistema elettorale. "In diversi Paesi democratici vigono regole per evitare un eccessiva frammentazione politica", ha sottolineato affermando che "questo fatto non incrina fatalmente la rappresentatività del Parlamento". Essa però rischia "di risultare seriamente indebolita in assenza di valide procedure di formazione delle candidature e di meccanismi atti ad ancorare gli eletti al rapporto col territorio e con gli elettori".

"Non si può ricorrere a semplificazione di sistema e a restrizioni di diritti in nome del dovere di governare", ha detto il capo dello Stato con un giudizio che sembra riferibile anche al sistema di formazione delle liste dei candidati previsto dalla legge elettorale per le elezioni politiche. Napolitano riconosce solo "la difficoltà di governare in condizioni di pluralismo" e con in più la crisi economica, "ma non c’è sul piano democratico alternativa al confrontarsi, al combinare ascolto mediazione e decisioni, al giungere alla sintesi con la necessaria tempestività senza sacrificare i diritti e l’apporto della rappresentanza". Di questa esigenza, ricorda ancora Napolitano, si tiene conto anche in sistemi "autenticamente democratici come quello presidenzialista degli Stati Uniti, dove alla rappresentanza parlamentare viene riservata sempre un’ampia area di influenza e di intervento, in definitiva l’ultima parola nel processo legislativo".

Il presidente della Repubblica parla anche della possibilità di rafforzare i poteri del premier: "E’ possibile, ma deve essere fatto su basi di motivazioni trasparenti e convincenti". Facendo sua una riflessione di Giuliano Amato che in un recente scritto sottolineava come "obsoleta la tradizionale constatazione della debolezza del governo nel rapporto con il Parlamento", il capo dello Stato osserva: "E’ del tutto legittimo, dal punto di vista politico e dunque senza cadere in enfasi polemiche infondate, verificare quali concreti elementi di ulteriore rafforzamenti dei poteri del governo e di chi lo presiede possano introdursi sulla base di motivazioni trasparenti e convincenti".

Poi Napolitano tocca anche il tema del bicameralismo perfetto. Sul tema il presidente della Repubblica ha sottolineato come sia condivisa l’ipotesi emersa di recente "di una riforma della Costituzione che segni il superamento dell’anomalia di un anacronistico bicameralismo perfetto, il coronamento dell’evoluzione in senso federale, da tempo in atto, con l’istituzione di una camera delle autonomie in luogo del Senato tradizionale. Ne scaturirebbe – ha concluso – anche una razionalizzazione del processo legislativo e con essa quel ‘legiferare meglio’ che viene giustamente sempre più spesso invocato".

Giorgio Napolitano ha posto poi l’esigenza di giungere "a forme concrete di democrazia partecipativa e deliberativa diffusa" per raccordare le assemblee elettive regionali e locali e le realtà associative e le varie forme di consultazione e di coinvolgimento dei cittadini in processi decisionali trasparenti. Su questa esigenza da più parti avvertita, ha detto, non deve vedersi "una datata contrapposizione ideologica tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, ma uno sforzo di integrazione tra istituzioni ed espressioni di un più vasto moto di partecipazione democratica a tutti i livelli". Ciò è necessario anche per arrestare processi di indebolimento della fiducia dei cittadini rispetto alle istituzioni e di distacco dalla politica. "Ciò è necessario, ha inoltre ricordato, anche per quanto riguarda le istituzioni europee".

Concludendo la lezione alla Biennale il presidente della Repubblica ha tenuto a evidenziare come "in occasione della tragedia del terremoto in Abruzzo, l’Italia è stata percorsa da un moto di solidarietà che ha il senso della ricchezza di risorse umane, in uno spirito di unità nazionale". Napolitano lo ha detto con evidente soddisfazione, vedendo in questo il manifestarsi di un impegno a calare lo spirito della costituzione nel divenire della società italiana. Occorre, ha detto "un rilancio, davvero indispensabile del senso civico, della dedizione all’interesse generale, della partecipazione diffusa a forme di vita sociale e di attività politica. Parlo di uno scatto culturale e morale di una mobilitazione collettiva di cui l’Italia in momenti critici anche molto duri si è mostrata capace". Si è visto anche di fronte alla profonda crisi economica, "ciascuno di noi deve essere pienamente all’altezza".

Un lungo e caloroso applauso dell’affollata platea del Teatro Regio di Torino ha infine accolto la riflessione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano sul 25 aprile definita dal presidente della Repubblica "una festa non di una sola parte".