Napolitano vuole mettere alla prova (parlamentare) la maggioranza
06 Maggio 2011
Ci mancava il certificato di autenticità della maggioranza ‘ordinato’ dal Colle. Giorgio Napolitano spara alzo zero sulle nomine dei nove sottosegretari che stamani hanno giurato nelle mani di Berlusconi e che lo stesso premier gli aveva sottoposto già da quindici giorni. Il nuovo fronte di tensione aperto questa volta dal Quirinale è presto detto: i nuovi sottosegretari sono esponenti di gruppi parlamentari diversi da quelli della coalizione che ha vinto le elezioni. Ragion per cui, nuova maggioranza, nuovo passaggio parlamentare.
Un vero a proprio fulmine a ciel sereno ma pure un intervento a gamba tesa nelle prerogative del presidente del Consiglio. Oltretutto non si comprende l’affondo di Napolitano nel momento in cui proprio lui e da molte settimane va ripetendo che serve un esecutivo stabile e una maggioranza coesa per governare nell’interesse del paese. Non solo: i deputati che hanno costituito il gruppo dei Responsabili già a dicembre avevano votato la fiducia al governo di fatto schierandosi al suo fianco e in tutti i successivi passaggi parlamentari hanno mantenuto fede a quel principio. Dunque sono a tutti gli effetti esponenti della maggioranza. Evidentemente il capo dello Stato ha cambiato idea.
Nel firmare i decreti di nomina dei nuovi sottosegretari, il presidente della Repubblica ammonisce sul fatto che “sono entrati a far parte del governo esponenti di gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si e’ presentata alle elezioni politiche”. E la conclusione del Quirinale è che “spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il governo”. Dal Colle spiegano che Napolitano non contesta in sé la decisione di allargare la squadra di Palazzo Chigi e riconosce che “la scelta rientra come è noto nella esclusiva responsabilita’ del presidente del Consiglio”, ma in soldoni, chiede al Cav. di portare quella che viene considerata una nuova maggioranza davanti al Parlamento.
Parole che spiazzano il centrodestra, anche perché la sottolineatura del presidente della Repubblica suona anche come una denuncia che il premier abbia dato vita a una sorta di ribaltone. Berlusconi non commenta e lascia che a farlo siano i vertici Pdl di Palazzo Madama e Montecitorio. In una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello (Senato) , Fabrizio Cicchitto e Massimo Corsaro (Camera) non usano giri di parole: “Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari”.
Quanto alle nomine di governo, gli esponenti pidiellini ricordano come siano giunte “dopo diverse votazioni e nel pieno e assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato”. Se la Lega per ora non si pronuncia, sul fronte delle opposizioni il leader Pd Bersani dice di rimettersi alla valutazione dei presidenti dei due rami del Parlamento, mentre i finiani colgono al volo l’assist di Napolitano per sottolineare che “Napolitano prende le distanze dal rimpasto e chiede stop a nuove nomine”.
Insomma per il Cav. un’altra gatta da pelare e nel pieno della campagna elettorale per le amministrative. Dopo la ‘lezione’ di opposizione dispensata al Pd, ieri Napolitano ha pensato bene di ‘ richiamare all’ordine’ anche governo e maggioranza. Proprio lui che secondo il dettato della Costituzione tanto cara a tutti, è l’abitro della partita. E un arbitro super partes