Né fatalità, né gesto isolato: quel mosaico nero dell’assalto islamista

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Né fatalità, né gesto isolato: quel mosaico nero dell’assalto islamista

Né fatalità, né gesto isolato: quel mosaico nero dell’assalto islamista

29 Ottobre 2020

Di nuovo quel grido, Allah Akbar, che risuona in una città europea. Nizza, già ferita dalla barbarie della guerra islamica il 14 luglio 2016. Di nuovo un essere umano decapitato, una donna, e altre due persone uccise, dentro la chiesa di Notre Dame. Tutto questo un paio di settimane dopo l’uccisione, sempre con un’orribile decapitazione a Parigi dell’insegnante Samuel Paty. Ma la cronaca di ieri, purtroppo, non si esaurisce a Nizza. A Gedda, infatti, una guardia di sorveglianza al consolato francese è stata assalita. A Lione, invece, è stato arrestato un immigrato afghano, armato di coltello e “pronto a colpire” stando ai primi rilievi di inchiesta. Costui era già noto alle forze d’intelligence come soggetto estremista islamico. Le evidenze di cronaca ci suggeriscono uno scenario molto simile a quello già tristemente vissuto negli anni scorsi. Ossia che c’è una macchina di morte pronta a scattare in una simultaneità di attacchi contro un unico obiettivo. Come fu a gennaio 2015, dopo l’attentato a Charlie Hebdo che si portò a traino quello al negozio ebraico Hypercacher. Oppure nel novembre dello scorso anno, con una mattanza che scosse la sera parigina, tra Saint Denis e il Bataclan. Dunque resiste uno schema di terrorismo domestico, in base al quale basta un gesto altrui per sentire una propria chiamata a colpire. L’altro aspetto centrale è che, ancora una volta, si va componendo il quadro di un assalto all’ossatura dell’occidente.

Paty è il simbolo della ragione e della libertà d’espressione. Notre Dame a Nizza è invece il simbolo dell’anima cattolica d’Europa. L’identità europea, pulsante di cultura giudaico-cristiana nel riconoscimento della laicità torna bersaglio. E’ notorio come il terrorismo colpisca Stati che considera “falliti”, e dunque la Francia e l’Europa in questo momento appaiono ventre molle del mondo, flagellate dal Covid, dalla crisi economica, con popolazioni fiaccate da pesanti restrizioni della libertà. Tutto questo non è casuale. Così come non lo è il contesto di politica interna e internazionale che fa da cornice agli attentati. Da un lato, Macron ha mosso una importante azione politica contro il cosiddetto “separatismo islamista”, ossia la deriva di certe comunità musulmane a costruire delle “isole sociali” del tutto avulse dalla cultura e alla civiltà francese, attraverso una proposta di legge che nega, ad esempio, le scuole domiciliari. E dall’altro, il crescendo di attacchi verbali subiti dal presidente turco Erdogan, oramai lanciato a ritagliarsi un profilo di condottiero dell’Islam politico. La contestualità rispetto a quanto accaduto non può essere ignorata. Così come non può mancare la consapevolezza che quanto accaduto non è soltanto un affare francese, ma riguarda la comunità internazionale. Il dossier turco, come prima cosa, non può continuare ad essere ignorato. Averlo fatto con la Cina ci ha insegnato quanto ciò possa essere fatale.