Non è sempre colpa di Walter

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Non è sempre colpa di Walter

03 Luglio 2007

Di Veltroni nella Capitale dicono di tutto: che ha alimentato il
mito di se stesso attraverso il controllo di una stampa a dir poco
acquiescente, che ha speso gli anni della sua amministrazione a rifarsi il
maquillage dopo aver preso legnate a ripetizione in campo nazionale e aver
portato i Ds al minimo storico, che ha subornato i romani occultando dietro la
cortina fumogena del panem et circenses i drammi di una città sempre meno
europea e sempre più invivibile.

Così – dicono i suoi detrattori – il sindaco
ha costruito una realtà virtuale che funge da micidiale arma propagandistica;
operando una sistematica censura nei confronti del dissenso laddove
l’interlocutore non è disposto a compromessi, e producendosi in stucchevoli
minuetti bipartisan nel caso opposto.

Tutto questo sarà anche vero, e se in una città soffocata dal
traffico, dalla microcriminalità e dai disservizi la sinistra continua a volare
oltre il sessanta per cento, un motivo dovrà pure esserci. Ma forse la capacità
di persuasione del super-sindaco, certamente notevole, è stata sopravvalutata.
Va detto, infatti, che non sempre i suoi oppositori si adoperano per rendergli
la vita difficile. E così talvolta a Veltroni è concesso di fare gol a porta
vuota.

Prendete ieri: mentre il primo cittadino e il suo ex sfidante
Gianni Alemanno conversavano amabilmente di welfare e solidarietà, all’ora di
pranzo le agenzie di stampa annunciavano il tour autunnale dell’aspirante
leader del Pd a caccia di consensi: prima a Padova, poi a Milano, quindi a
Palermo passando per chissà dove. Un progetto ammirevole, non c’è che dire, ma
piuttosto impegnativo e lontano dai doveri dell’amministrazione.

 Eppure, per tutta la
giornata, l’unico a far notare che Veltroni a questo punto dovrebbe dimettersi
dalla carica di sindaco della Capitale è stato Roberto Calderoli.

E tutti gli altri?

 (c.p.)