Nucleare. Iran: “Ci sarà l’ispezione dell’Aiea al momento giusto”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nucleare. Iran: “Ci sarà l’ispezione dell’Aiea al momento giusto”

26 Settembre 2009

Il capo dell’Organizzazione Atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, ha affermato che vi sarà un’ispezione dell’Aiea nel nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio, ma non ha indicato una data per l’arrivo degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

"Considerando gli appropriati rapporti fra l’Iran e l’Aiea, vi sarà un’ispezione del nuovo impianto al momento giusto", ha detto Salehi alla televisione di Stato. Salehi, che è uno dei dieci vice presidenti dell’Iran, ha riferito che il nuovo sito si trova cento chilometri a sud di Teheran e non diventerà operativo prima della fine del 2010. Poi ha mostrato stupore per la reazione internazionale. "Siamo molto sorpresi – ha detto – perché abbiamo agito in maniera legale e nell’ambito dei regolamenti dell’Aiea".

Secondo Salehi, la procedura vuole che ogni nuovo impianto sia notificato all’Aiea sei mesi prima di diventare operativo: "Nel caso del nuovo impianto, l’abbiamo fatto anche un anno prima. Siamo veramente sorpresi dalle reazioni internazionali, sono senza fondamento". L’Aiea ha detto ieri che l’Iran ha reso nota la costruzione del nuovo sito con una lettera inviata il 21 settembre. Ma gli Usa hanno fatto sapere che già da tempo i suoi servizi segreti e quelli di altri Paesi occidentali erano a conoscenza dell’impianto e che Teheran, sapendo di essere stata scoperta, avrebbe deciso di renderlo di dominio pubblico per prima per cercare di dimostrare la propria buona fede. Il capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica ha quindi denunciato oggi come "un complotto preordinato" il coro di condanne arrivato ieri da vari Paesi occidentali, primi fra tutti gli Usa, per il nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio in costruzione vicino a Qom. Il capo dell’Organizzazione Atomica ha infine dichiarato che l’Iran è impegnato al rispetto delle leggi internazionali, "ma non chiederà mai ad alcun paese il permesso" di perseguire un programma nucleare pacifico.

Immediata la replica della comunità internazionale. Nel suo discorso settimanale trasmesso via web e radio, il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che l’Iran "deve provare il carattere pacifico del suo programma nucleare altrimenti subirà pressioni accresciute e si ritroverà isolata". L’intervento del sabato del presidente Usa arriva all’indomani dell’annuncio dell’esistenza di un secondo sito iraniano di arricchimento dell’uranio. L’esistenza di questo sito, dice Obama pone "una grande sfida alle regole della non proliferazione nucleare. È per questo che l’incontro del primo ottobre è ancora più urgente", ha detto riferendosi alla riunione in programma a Ginevra tra negoziatori iraniani e il gruppo dei 5+1 (Usa Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania). Comunque il presidente Obama ha ribadito la sua proposta: "La mia offerta di dialogo seria e significativa per risolvere la questione resta aperta. Ma l’Iran deve ora cooperare pienamente con l’Aiea e provare le sue intenzioni pacifiche". Su questa questione, ha aggiunto il presidente, "la comunità internazionale è più unita che mai".

Una presa di posizione che, secondo il Washington Post, determina il passaggio ad una nuova fase della strategia di Washington: non più della mano tesa verso Teheran, ma lo sforzo per un consenso internazionale verso misure più dure nei confronti dell’Iran. Lo sforzo di aprire all’Iran è stato "un segno distintivo" dei primi mesi dell’amministrazione Obama, con il discorso del presidente in occasione del capodanno persiano e le lettere private inviate al leader supremo iraniano, si legge sul WP. Ma da Teheran non sono giunti segnali di reciprocità. E ora Washington e i suoi alleati vogliono evidenziare che l’Iran è stato scoperto "con le mani nel sacco" in una nuova violazione delle regole internazionali. Secondo il quotidiano, con le dichiarazioni di Pittsburgh si punta a "costringere l’Iran ad una più ampia discussione sul suo programma (nucleare) e quindi a negoziati più seri". In vista dei colloqui del 5+1- che il primo ottobre riunirà a Ginevra i diplomatici iraniani con quelli di Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania- Washington vuol far sì che un’azione più decisa contro Teheran "non sia solo ‘made in America’ ma frutto della volontà collettiva dei paesi coinvolti". Dopo che la Russia ha accusato ieri Teheran di "violazione" delle risoluzioni Onu, nota ancora il Post, la Cina rimane "rimane il più difficile ostacolo a nuove sanzioni internazionali". Pechino è stata infatti più prudente, esprimendo la speranza che l’Iran cooperi con l’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica.

Anche il presidente russo Dmitry Medvedev ha reagito alle dichiarazioni di oggi di Ali Akbar Salehi, esortando l’Iran a permettere al più presto ispezioni dell’Aiea nel nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio di cui è stata rivelata ieri l’esistenza. "La costruzione del nuovo impianto è stato una sorpresa per tutti i paesi – ha detto Medvedev, citato dall’agenzia russa Interfax a margine del G20 a Pittsburgh – è stata una impresa segreta. Questa è la maggior difficoltà nell’attuale situazione. L’Aiea dovrebbe essere autorizzata ad ispezionare questo impianto senza ritardi". Medvedev, il cui paese detiene potere di veto in seno al Consiglio di Sicurezza, ha lasciato anche la porta aperta a possibili nuove sanzioni, finora avversate da Mosca. "Se le attuali iniziative falliranno, dovremo considerare altri meccanismi", ha affermato. Il ministro degli Esteri di Mosca ha intanto riferito che il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, ha incontrato a New York il segretario generale della Lega Araba, Amre Moussa, con il quale ha parlato del programma nucleare iraniano. Lavrov, informa il ministero, vedrà anche i colleghi dell’Iran e d’Israele.

L’unico paese che rimane ancora fuori dal coro è la Cina. Le rivelazioni sull’esistenza di un secondo impianto iraniano hanno messo in difficoltà Pechino, che fino ad oggi ha cercato di convincere Teheran a trattare con le potenze occidentali opponendosi nello stesso tempo alle sanzioni punitive. In una dichiarazione diffusa oggi sul sito web del ministero degli esteri, il portavoce Ma Zhaoxu ha messo in evidenza il fatto che Pechino è a favore della "salvaguardia del regime internazionale di non-proliferazione" e si augura che "i colloqui tra i rappresentanti delle sei potenze e quelli iraniani del primo ottobre facciano registrare dei progressi". La Cina – ha chiarito il portavoce – chiede all’ Iran di collaborare con l’ Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e di impegnarsi a fare "passi costruttivi" nelle trattative col gruppo dei negoziatori delle sei potenze (oltre alla Cina stessa, si tratta di Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Germania).

Il comunicato di Ma Zhaoxu si discosta da quello di un’ altra portavoce che – parlando prima delle rivelazioni di Obama – aveva messo l’ accento sul fatto che secondo la Cina "le pressioni e le sanzioni" non sono "il metodo più efficace" per risolvere il problema. Difficile dire in quale direzione la Cina risolverà il dilemma nel probabile caso che i Paesi occidentali propongano nel prossimo futuro un inasprimento delle sanzioni economiche contro Teheran. Su uno dei piatti della bilancia c’è l’ impegno a sostenere la politica di non-proliferazione, impegno importante per mantenere una buona relazione con gli Usa in un momento giudicato delicato dagli esperti cinesi perchè Obama sta ridisegnando la posizione degli Usa su una serie di problemi chiave della politica internazionale e perchè la situazione dell’ economia internazionale è migliorata rispetto ad un anno fa ma rimane preoccupante. Sull’altro c’è l’ amicizia della Cina verso Teheran, cementata dallo scambio tra tecnologia e investimenti cinesi e petrolio iraniano.

In base ad un accordo con il gruppo petrolchimico cinese Sinopec del 2007 (perfezionamento di un altro accordo raggiunto nel 2004), Pechino investirà due miliardi di dollari nello sfruttamento del giacimento di Yadavaran in cambio di un contratto a lungo termine per forniture di gas naturale necessario alla sua impetuosa economia, oggi in rallentamento come nel resto del mondo ma che viaggia sempre su un tasso di crescita annuale più che rispettabile di circa l’ 8 per cento. La Cina è anche stata sospettata dagli Emirati Arabi Uniti di aver fornito all’Iran materiale utile al suo programma missilistico. Quanto alla proliferazione nucleare la Cina non ha un passato immacolato: nel loro libro "The Nuclear Express" gli scienziati e collaboratori dei servizi segreti americani Thomas C.Reed e Danny B.Stillman sostengono che Pechino ha reso possibili con la sua attiva collaborazione la costruzione di ordigni atomici da parte della Corea del Nord e del Pakistan. La Cina si è difesa sostenendo che la sua collaborazione con altri Paesi nel settore nucleare si è sempre limitata al versante civile.