Omicidio Meredith. I genitori testimoniano: “Era piena di vita”
06 Giugno 2009
di redazione
È stato il ricordo di Meredith Kercher attraverso la voce commossa dei suoi familiari oggi al centro dell’udienza davanti alla Corte d’assise di Perugia che sta processando Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa inglese, avvenuto la notte tra il primo e il due novembre del 2007 nel capoluogo umbro, dove la giovane era arrivata i primi di settembre per studiare.
Sul banco dei testimoni sono saliti prima la madre di Mez, Arline, poi la sorella, Stephanie e, infine, il padre, John. "È uno shock tremendo mandare tua figlia a studiare e non rivederla mai più" ha detto commossa davanti alla Corte Arline. "Non lo supereremo mai – ha proseguito – La sua morte è stata incredibile e surreale. La cerco ancora. Non è soltanto la sua morte, ma la brutalità e la violenza di ciò che è avvenuto". L’ultima volta che Arline ha sentito al telefono la figlia è stato il 1 novembre 2007. "Mi disse che sarebbe tornata a casa per il mio compleanno – ha detto la donna – che aveva già pensato di partire il 9 novembre e che aveva dei regali per me e una valigia piena di cioccolato per la sorella".
A parlare della vittima c’è anche stata la sorella, Stephanie Kercher: "Se fosse stata aggredita Meredith avrebbe lottato fino alla fine", ha risposto a una domanda di uno dei legali che rappresenta la famiglia come parte civile. Stephanie ha descritto la sorella come "molto forte di carattere e fisicamente. Passionale sulle cose importanti per lei". Di Amanda Knox Meredith riferì alla sorella via mail che "cantava sempre". "Non vedeva l’ora di venire a Perugia – ha detto Stephanie Kercher – e prima di partire fece anche due lavori in Inghilterra per risparmiare". "A 17 anni – ha poi detto il padre, John – Meredith seguì un corso di karate e sarebbe stata in grado di resistere".
L’avvocato Luciano Ghirga, uno dei difensori di Amanda Knox ha fatto poi sapere che la giovane accusata di avere ucciso Meredith Kercher salvo imprevisti, risponderà nel suo interrogatorio – in programma davanti alla Corte d’assise di Perugia sabato prossimo – che sarà "a tutto campo". La ragazza, infatti, in quanto imputata può avvalersi della facoltà di non rispondere "ma non è intenzionata a farlo".
"Ci tiene molto a raccontare il suo punto di vista" ha detto ancora il legale. "Se l’interrogatorio si svolgerà, come noi pensiamo, nell’assoluta garanzia del dire e del proporre – ha sottolineato ancora l’avvocato Ghirga – sarà completo e non come davanti al pm quando dovemmo interromperlo. Vogliamo rendere un lungo esame. Lei racconterà fatti, dirà la sua verità poi su come lo farà noi non possiamo intervenire. E la verità di Amanda – ha concluso il suo difensore – è che innocente perché quella sera non era nella casa del delitto".
Anche l’altro imputato per l’omicidio, Raffaele Sollecito, ha avuto qualcosa da dire. Rivolto alle telecamere e ai giornalisti all’uscita dall’aula della Corte d’Assise di Perugia al termine dell’udienza, ha detto: "Attendo giustizia come lo fanno i genitori di Meredith". "Anche io sono una vittima, anche se certamente non come loro" ha ripetuto il giovane pugliese all’avvocato Luca Maori, uno dei suoi difensori. "Oggi abbiamo ascoltato un ricordo della giovane uccisa – ha detto ancora l’avvocato Maori – e capiamo il loro dolore. Era doveroso non fare domande in una giornata come questa e così è stato da parte nostra".