Ora Indy affronta gli agenti dell’Unione Sovietica e vota Eisenhower!
20 Giugno 2008
C’è un vecchio amico nelle sale, Henry “Indiana” Jones Jr. Dopo diciannove anni di nuovo sul grande schermo la creazione di Lucas e Spielberg, personaggio un po’ James Bond, un po’ fumetto d’avventura, professore universitario che passa con disinvoltura dalle biblioteche alle pistole, Indiana Jones è entrato nell’immaginario collettivo nel 1981 con “I predatori dell’arca perduta” per non uscirvi più.
Alle altre uscite cinematografiche del 1984, “Indiana Jones e il Tempio Maledetto” e del 1989, “Indiana Jones e l’ultima crociata”, seguì infatti una serie TV di successo quella de le “Avventure del giovane Indiana Jones” andata avanti dal 1992 al 1996 dove un Indiana Jones ormai anziano, benda su un occhio, borbottante sul modello di Papà Sean Connery ne “L’ultima crociata”, si trova a raccontare le sue magnifiche avventure giovanili prima bambino e poi ventenne, con la presenza in ogni episodio di un personaggio storico.
La saga di Indy conta naturalmente, oltre alle varie trasposizioni a fumetti dei suoi film e della serie TV, anche miniserie di Comics con avventure originali pubblicate in Italia negli anni ‘90.
Con “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”, Harrison Ford veste i panni di un Indy prossimo alla vecchiaia, in sud-america sulle tracce della leggenda di Eldorado, tra archeologia, avventura e presenze extra-terrestri.
Il cast comprende una algida Cate Blanchett, Ray Winstone, Karen Allen che ritorna a vestire i panni della Marion de “I predatori dell’arca perduta”, John Hurt, Jim Broadbent, Alan Dale, Joel Stoffer.
La vicenda è ambientata nel 1957 (Indy dichiara di votare Eisenhower con buona pace dei democratici!) e in piena Guerra Fredda.
I nemici del momento sono i Sovietici, il professor Jones, rapito, si ritroverà nel mezzo di un esperimento nucleare in New Mexico, nella leggendaria zona segreta.
Indy sfuggirà alla cattura e grazie al ribelle Mutt recupererà il teschio di cristallo di Akator, l’amico professore scomparso e Marion.
Il film contiene gli ingredienti di successo di sempre, una meta archeologica impensabile, ieri l’arca che contiene le tavole dell’alleanza tra Dio e Mosè, oggi il segreto della conoscenza, il vero Eldorado, riconosciuto nelle prove del contatto tra le antiche civiltà dell’America Latina e gli extra-terrestri, una costante nella filmografia spielberghiana.
Come in tutti i film di Indiana Jones, dallo spunto verosimile (esistono in effetti in Guatemala affreschi che inequivocabilmente riportano incontri ravvicinati del terzo tipo) si passa all’immaginifico, con effetti speciali rudimentali ma efficaci.
Poco efficaci invece, nei panni dei cattivoni, appaiono i sovietici: niente a che vedere con i nazisti dei primi film.
Solo a tratti il lavoro di Spielberg e Lucas riesce a far sprofondare lo spettatore in quella terra di nessuno e di tutti che è la vera essenza della saga di Indy: il suo essere un fantasy, risposta pop, al bisogno innato di ricerca sulle prove dell’esistenza del trascendente sulla terra. In questo i film di Indy erano esemplari, facendoci passare dal Vecchio al Nuovo Testamento e attraverso i misteri delle religioni della penisola indiana in un solo sospiro.
In quasi trenta anni, Indiana Jones ha più o meno direttamente ispirato mondo dei fumetti, videogames e cinema con instancabile costanza.
Lara Croft, l’archeologa protagonista di Tomb Raider, o Benjamin Gates, il criptologo interpretato da Nicholas Cage in Il mistero dei templari (2004) e sequel Il mistero delle pagine perdute (2007), ancora Richard “Rick” O’Connell interpretato da Brendan Fraser in La mummia (1999), La mummia – Il ritorno (2001) e La mummia – La tomba dell’Imperatore Dragone (2008), poi Sydney Fox, un’archeologa esperta di arti marziali interpretata da Tia Carrere nella serie tv del 1999/2002 Relic Hunter, ancora Malcolm “Mal” Reynolds, personaggio della serie Firefly interpretato da Nathan Fillion, poi Flynn Carsen, il bibliotecario in cerca d’avventura interpretato da Noah Wyle nella saga cinematrografica The librarian., infine Jack Colton, interpretato da Michael Douglas in All’inseguimento della pietra verde del 1984 e nel sequel Il gioiello del Nilo del 1985, devono tutti più di qualcosa al vecchio Indy.
Di celebrazioni Indiana Jones non aveva proprio bisogno, di un tuffo nel fantastico alla ricerca di una qualsiasi arca perduta, noi maledettamente sì.