Palermo, anche il nipote di 8 anni spacciava cocaina
21 Ottobre 2008
di redazione
Avevano avviato una vera e propria azienda familiare, con una precisa ripartizione dei ruoli e delle attività. Ma il prodotto fatturato dalla famiglia Di Paola di Casteldaccia, comune nell’immediate entroterra palermitano, era stupefacente: cocaina, hashish e marijuana, per una vera e propria catena commerciale, messa in piedi soprattutto nei fine settimana, attirando soprattutto giovani acquirenti. Nove le persone arrestate oggi (tra cui tre minorenni), 6 persone denunciate e sessanta persone segnalate alla Prefettura di Palermo come assuntori di sostanze stupefacenti. Anche qui numerosi i minori.
Proprio notando lo strano flusso di giovani sono nati i primi sospetti del nucleo operativo dei carabinieri di Bagheria, che hanno progressivamente stretto il cerchio intorno all’organizzazione criminale nel corso di una complessa indagine durata 2 anni.
L’intervento della Procura dei Minori si è reso necessario quando è emersa il più inquietante e desolante aspetto della vicenda: tra i diversi parenti ingaggiati nel traffico vi erano adolescenti e bambini, impiegati per distribuire la droga per strada.
Il ‘Pater familias’ – questo il nome dell’indagine – è Ignazio Di Paola, pluripregiudicato di Casteldaccia, deceduto per cause naturali a Palermo il 17 luglio scorso: l’uomo, insieme a moglie, figli e genero aveva avviato un’articolata struttura criminale per lo smercio dello stupefacente, la cui vendita avveniva presso la propria abitazione e in una sala giochi a Casteldaccia.
La cessione della droga avveniva dalla finestre del piano terra dell’abitazione, situata in uno stretto vicolo del centro storico del paese, direttamente nelle mani degli acquirenti, che compravano le dosi senza nemmeno uscire dalla macchina, come una sorta di ‘fast food’ degli stupefacenti. Altro luogo di spaccio era la sala giochi, posto ideale per rifornire i clienti di passaggio provenienti dalle principali arterie della zona bagherese della provincia di Palermo: l’autostrada Palermo-Messina e la parallela statale 113.
Al giro dell’hashish provvedeva direttamente Ignazio Di Paola, acquisendo, tagliando e confezionando le dosi dello stupefacente. La moglie e la figlia tenevano la cassa, utilizzando i ricavi per l’acquisto di altro stupefacente all’ingrosso, in un sistema collaudato, in grado di produrre un volume di affari pari a centinaia di migliaia di euro.
Anche i due figli, minori all’epoca dei fatti, partecipavano attivamente allo spaccio: questi, oltre a svolgere direttamente l’attività illecita, reclutavano e addestravano altri giovani del luogo che, attratti dal facile guadagno, si trasformavano in ‘pony express’ della droga per consegne a domicilio.
Del traffico di cocaina si interessava, invece il genero della famiglia Di Paola, procurandosi la droga negli ambienti criminali di Palermo e sfruttando per lo spaccio il capillare canale di distribuzione avviato dalla famiglia.
Ma per i carabinieri è emerso un elemento ancora più inquietante: la facilita con cui procedevano gli affari ha spinto la famiglia ad impiegare nello spaccio addirittura un nipotino di soli 8 anni. Lo testimoniano le riprese realizzate dai militari, nelle quali il bambino, in pieno giorno, alla luce del sole, cede stupefacenti ad alcuni ragazzi in cambio di denaro.
fonte: APCOM