Panini, amore e fantasie (che si chiamano Matilde)

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Panini, amore e fantasie (che si chiamano Matilde)

30 Agosto 2009

Oggi non abbiamo la minima intenzione di uscire dal letto. Ormai sono le 4 del pomeriggio ma questo piccolo mondo che ci siamo creati, questo microcosmo fatto di lenzuola e cuscini bianchi, di persiane socchiuse e coccole, ci calamita a sé ogni minuto di più.
Abbiamo varcato il confine con il mondo reale giusto un paio di volte per andare in bagno e per preparare dei tramezzini con arrosto, formaggio, maionese, pomodorini e cetrioli sott’aceto.
Mario è il re dei tramezzini.
Mario è il re di tantissime cose, per me.
Abbiamo anche mangiato a letto, cosa che non avrei mai immaginato di poter fare in vita mia.
Le briciole tra le lenzuola, beh, quelle credevo proprio di non riuscire a sopportarle.
Invece, eccole qua. Due, abbastanza grosse, sono vicine al mio braccio destro, piegato sotto al cuscino. Le vedo, ma non mi danno nessun fastidio. Nemmeno le spazzo via.
Un altro mucchietto è proprio sotto la mia pancia, le percepisco non appena mi muovo un po’, mi fanno il solletico. Non importa.
Oggi il letto è la nostra casa, e le briciole hanno libero accesso.
Oggi si possono consumare liberamente panini e amore, in questo letto caldo.
Il mondo è chiuso fuori e ora starà girando come al solito: strade piene di macchine, gente che urla, piange, ride, riflette. Scandali al sole, sole che abbronza, vip, povertà, guerre, cassa integrazione, alcool, ronde, dialetti, pubblicità, l’America, i sogni, i reality, l’Africa, la fame.
Mai stata più lontana di così da tutto questo.
Allungo una gamba e la alzo un po’ dal materasso, quel tanto che basta per riuscire a guardare il mio piede senza dover staccare la testa dal cuscino.
Oggi prendo coscienza di me, in questo letto-mondo. Di me e di Mario. Di noi.
Oggi apro il mio corpo a Mario con una consapevolezza nuova, sono una Roberta diversa ma mai come ora coerente con se stessa, decisa, convinta di quello che è e di quello che vuole diventare.
Oggi stiamo fermi, mentre tutto gira.
Andate avanti voi, noi ci fermiamo un attimo, giusto un attimo per riprendere fiato, dirci tutto quello che non ci siamo mai detti prima e ribadire tutto quello che ci siamo detti finora.
Sospesi nel tempo dell’amore, immobili, eppure così dinamici.
Mario armeggia con l’ i-pod e le casse e si ferma solo quando sente partire “The Blower’s Daughter” di Damien Rice. Se non l’avete mai ascolta, fatelo ora e capirete.
E’ una canzone triste, di quelle che piacciono a me. Una canzone che parla di una storia finita male, di una storia breve, di una di quelle storie che trafiggono e lasciano i segni.
E’ la nostra canzone, di Roberta e di Mario. Non ho mai pensato, nemmeno per un attimo, che ci avrebbe portato sfortuna. E non smetterò mai di pensarlo.
“I can’t take my mind off of you…”.
“Non posso smettere di pensarti.”.
Non riesco a smettere di pensare a Mario nemmeno adesso che sono stretta a lui nella casa-letto. Non riesco a smettere di pensare a lui nemmeno quando ce l’ho davanti.
Tempo fa avrei detto: “Che due palle.”.
Ora dico: “Sono innamorata.”.
Mario mi scivola sopra, mi bacia il viso, i capelli, il seno.
Poi si ferma e mi guarda. Sorride ma ha gli occhi lucidi.
 “Se sarà una bimba la chiamiamo Matilde?”.
“Sì, amore mio. Sì.”.

Le puntate precedenti di Agosto italiano