Pd. Bersani chiude la festa del Pd: “Il berlusconismo ci ha rubato il futuro”

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Pd. Bersani chiude la festa del Pd: “Il berlusconismo ci ha rubato il futuro”

12 Settembre 2010

Tra l’incubo della vecchia Unione e la corsa in solitaria, c’è per il Pd una via di mezzo che gli consenta di vincere le elezioni, o per lo meno di competere? A questa domanda Pier Luigi Bersani risponde sì, e ha un nome, Nuovo Ulivo, termine che evoca la stagione magica e non più ripetuta del centrosinistra. Ma al segretario del centrosinistra (che oggi ha raccolto il plauso di D’Alema e di altri esponenti democratici) spetta ora il compito di convincere quanti nel partito storcono il naso, a partire dai veltroniani e da un nutrito gruppo di ex popolari, i quali per motivi diversi temono un abbandono dell’idea originaria del Pd. Chiudendo la Festa democratica, con un discorso-comizio in piazza, Bersani ha ulteriormente precisato cosa intende per nuovo Ulivo.

Non solo una creatura in provetta figlia dell’ingegneria coalizionale, ma innanzi tutto «una chiamata a raccolta» delle migliori energie del paese, società civile compresa («il protagonismo e la speranza di tanti»). In questo ambito si inserisce il dialogo con i partiti che non possono pretendere all’esclusività, ma che comunque dovranno impegnarsi in pochi e strategici punti. Qui Bersani ha sollecitato sia Vendola che Di Pietro: il primo è stato invitato di non parlare solo di primarie («le abbiamo inventate noi, non ci tirino per la giacca») e di fare passi concreti per il progetto; al secondo ha chiesto di assumersi precise responsabilità («finiamola col gioco per cui per far vedere quanto uno è contro Berlusconi, se la prende con il Pd»).

A questo cerchio se ne affianca uno più ampio, di cui potrebbe far parte l’Udc, se ci sta. A Casini non verrà chiesto di essere parte dell’Ulivo ma di impegnarsi in un serio patto di governo. Mentre alla sinistra radicale si chiederà magari un accordo su alcune riforme (legge elettorale, magari anche in campo sociale) senza pretendere l’ingresso nel governo. Che non sia tutto scontato lo dimostrano le critiche di alcuni veltroniani al «format» con cui Bersani ha deciso di chiudere la Festa, troppo stile vecchio Pci, cioè il comizio in Piazza. D’Altra parte gli stessi Veltroniani hanno chiesto e ottenuto la Convocazione per il 23 settembre della Direzione per discutere proprio di Alleanza. Le voci di stampa di un accordo elettorale già siglato con Prc-Pdci, ha fatto saltare sulla sedia gli uomini più vicini all’ex segretario. Che temono proprio l’abbandono della «vocazione maggioritaria», cioè la mancanza di un progetto che parli a tutta la società, con un ripiegamento che farebbe del Pd l’ultimo erede del Pci-Pds-Ds, che appalta ad altri partiti il resto dell’elettorato. E in apprensione sono anche gli ex popolari vicini a Beppe Fioroni i quali temono che, sulla linea più volte proposta da D’Alema, il Pd possa acconciarsi a delegare all’Udc il compito di «coprire» l’area di centro. E a quel punto agli ex popolari spetterebbe il destino da «indipendenti di sinistra».

Sulla sfondo c’è la riforma elettorale. D’Alema ha ripetutamente proposto il modello proporzionale tedesco, il che favorirebbe un accordo con Casini; e questo anche se appena a luglio l’Assemblea nazionale del partito ha approvato un documento ufficiale che sostiene il collegio uninominale. Bersani, sembra in questo allontanarsi da D’Alema, visto che ha più volte detto di mirare al collegio uninominale. Ma i veltroniani temono lo stesso, e qualcuno di loro (come Stefano Ceccanti) ha lanciato su facebook un appello a difesa dell’uninominale.