Pd. Franceschini, Marini: “Meglio il nuovo che il dannoso nuovismo”
03 Luglio 2009
di redazione
"Io sono un po’ preoccupato del nuovismo, perché è diverso dal nuovo: solo gli imbecilli respingono il nuovo, mentre solo gli imprudenti abbracciano il nuovismo". A parlare è l’ex presidente del Senato Franco Marini intervenendo al convegno degli ex popolari sulla "Quarta fase" per sottolineare gli aspetti positivi che rappresenta la candidatura dell’attuale segretario alla leadership del Pd in vista del congresso.
Per Marini Franceschini è una figura nuova, "è uno non visto, che non ha avuto totali responsabilità negli ultimi 15 anni di vita politica". L’ex presidente del Senato spiega che, dopo gli errori del passato commessi nel Pd, "in quattro mesi Franceschini ha dimostrato determinazione, capacità e chiarezza che erano mancate in occasioni importanti". "La nostra scelta è positiva -continua Marini – perché i valori non si cancellano, anche se non possono essere fossilizzati". Marini però mette in guardia: "Andiamoci piano con il travolgere tutto", ma anche attenzione a non "fissare discriminanti antropologiche".
Marini si dice d’accordo con chi chiede di non trascurare quell’area di confine rappresentata dai giovani protestatari, dai blogger: "Magari non propongono cose concrete, ma ci sono e non possiamo ignorarli". Poi ammonisce: "Attenzione a non umiliare la nostra classe dirigente sul territorio, perché quello è il nostro capitale. Ed è questa la ragione di fondo al mio no al nuovismo che è diventato un’ideologia". "Certamente – continua Martini – ancora dobbiamo fare un’apertura a questa area magmatica, ma non possiamo fissare una discriminante quasi antropologica, contro i nostri giovani dirigenti. Questo sarebbe un pericolo perché quell’area magmatica poi ci abbandona". Il chiaro riferimento è alle voci che chiedevano l’entrata in campo a fianco di Franceschini dell’eurodedeputata del Pd Debora Serracchiani. Non hanno sicuramente giovato le sue ultime dichiarazioni sulla necessità di "smettere di guardare l’Italia dallo specchietto retrovisore".
Gli fa eco anche Beppe Fioroni che, durante lo stesso convegno, si è rivolto alla platea degli ex popolari per affermare: "Deve essere chiaro che il Pd deve avere poca paura e molto coraggio. Noi non dobbiamo costruire il Partito democratico come una tranquilla forza di opposizione, ma dobbiamo costruire una forza capace di stare alla guida del Paese". Poi Fioroni ribadisce il sostegno all’attuale segretario del partito ma sottolinea: "Dobbiamo trovare il modo migliore per sostenere Franceschini sostenendo il Pd che vogliamo". Fioroni ha premesso che "oggi non siamo più quelli che eravamo, non siamo più ex ma siamo democratici per quello che abbiamo costruito", per questo "nessuno di noi ha intenzione di andare da un’altra parte, perché il Pd è il nostro partito. Con Franceschini noi ci siamo sapendo che vinciamo ma anche se non vinciamo".
Secondo Fioroni, le novità legate ad una candidatura alla leadership di Dario Franceschini sono diverse: "Noi siamo nuovi perché quel modo vecchio di stare tra quelli che stanno bene solo se c’è un pensiero unico non ci piace, è la novità è quella di mettere il limite della politica", anche in campo delicato come quello della laicità. Sono gli altri, per Fioroni, che si allontanano dal nuovo: "Io sono preoccupato per l’uso strumentale che si fa delle alleanze per cambiare l’intenzione originaria del Pd. Il trattino sulla parola centrosinistra è una offesa alla nostra cultura, chi dal ’96 fa ancora riferimento a quello schema deve sapere che farà la fine di Trapattoni o Ranieri perché l’Ulivo è stato una felice e forte intuizione ma i cattolici democratici hanno sempre saputo cogliere il segno dei tempi e con Franceschini il Pd non avrà più l’ossessione di togliersi il segno dei tempi che passano". Sempre a proposito delle alleanze, Fioroni ha sottolineato che "Di Pietro senza di noi non va da nessuna parte" mentre all’Udc "bisogna chiedere di scegliere perché la fase di laboratorio è finita".
Con la stessa chiarezza Fioroni ha parlato alla componente del partito che fa pur riferimento alla tradizione degli ex Ds: "Quando qualche mese fa qualcuno se ne è andato noi tutti abbiamo chiesto a Dario ‘vai tu’, perché non ce la sentivamo di prenderci il peso di un eventuale divisione. Adesso non è possibile che quando le acque si calmano tornano i soliti noti che vorrebbero prendere la guida del partito".