Pd. Rutelli apre a Franceschini ma detta le condizioni

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Pd. Rutelli apre a Franceschini ma detta le condizioni

04 Luglio 2009

"Sosterrò Dario Franceschini se presenta un programma compatibile con i nostri obiettivi e se c’è la condivisione delle responsabilità centrali e territoriali nella realtà e nella trasparenza". E’ quanto ha dichiarato l’attuale presidente del Copasir Francesco Rutelli intervenendo in chiusura della due giorni di convention dei "Liberi democratici".

Premettendo di aver scelto un ruolo istituzionale che non gli consente una discesa in campo diretta, Rutelli detta la linea ai suoi senza sciogliere del tutto infatti la riserva sul sostegno della sua area a uno dei candidati in corsa per la segreteria del Pd. "Non diciamo che si deve andare in ordine sparso a questa sfida ma bisogna scegliere. Questo – prosegue Rutelli – non vuol dire ‘sì ma’ a un candidato, ma vuol dire che si partecipa ai tavoli programmatici e si dice ‘sì se’ il programma è compatibile". "Che succede – chiede alla platea Rutelli tra gli applausi – se questo non succede? Che saremo democratici ma resteremo molto più liberi".

Tra le altre cose l’ex ministro per i Beni Culturali ha manifestato la sua preoccupazione per il Congresso d’autunno. "Mi preoccupa la natura di un congresso aperto perché lo schema con cui era stato pensato era per la riconferma del segretario uscente e non si adatta ad un dibattito come questo che si è sviluppato, che è sano, perchè può portare a maggioranze differenti e a compromessi pasticciati tra avversari". "Non mi piace – ha proseguito – un congresso che troppi vivono come un regolamento di conti iniziato un quarto di secolo fa". Da questo congresso deve esserci invece "un inizio".

La premessa di Rutelli è che il Pd si trova infatti in una fase di "corto circuito": "Siamo in difficoltà nel popolo perchè siamo stati inchiodati da un ‘politically correct’ che non ha più ragione d’essere", ha detto. Troppi sarebbero gli esempi da fare per dimostrare che, anche nella parentesi di governo, il centrosinistra e poi il Pd sono venuti meno alla vocazione di esercitare un "riformismo incessante", dare "messaggi semplici" e realizzare effettivamente le riforme promesse. Tutto questo, per Rutelli, "chiama in causa le capacità di leadership".

In primo luogo Rutelli ha chiesto al Pd di superare il concetto di leadership solitaria: "Credo che non giovi – sottolinea – creare un gruppo di fedelissimi intorno al capo anche perché in questo nessuno potrà mai superare Berlusconi". Nel suo intervento l’ex leader de La Margherita ha infatti insistito molto sulla necessità che nel partito che verrà sia garantito il pluralismo. "Bisogna non ammettere – ha sottolineato – che nel Pd ci sia una sola persona che si eserciti a dire che un’altra deve essere cacciata dal partito. Espulsa in base a che cosa? Alle sue posizioni? Non si deve consentire perchè è un sintomo di pulsioni del passato che riaffiorano". Serve, ha concluso, "un esercizio di ricchezza e pluralismo delle idee, a voler bene e rispettare anche chi porta idee diverse perché la società non è monocroma e l’arte della politica è la sintesi. Tutte le posizioni vanno massimamente rispettate".

"Se siamo lontani dal popolo è anche perché siamo stati troppo inchiodati a una raffica di politically correct che spesso non aveva ragion d’essere". Così il senatore del Pd critica questa tendenza nel centrosinistra e cita una serie di esempi per cui citando una serie riforme importanti fatte durante il governo Prodi come, ad esempio, il taglio del cuneo fiscale che "c’è stato addirittura il bisogno di tenere nascoste". Mentre dall’altra parte il centrodestra "fa cose anche meno di peso ma poi martella" ed è l’esempio della Social card. "Abbiamo dovuto fare stranissime geometrie – aggiunge Rutelli – tra deduzioni e detrazioni per cui nessuno ci capisce e le persone non se ne accorgono". E in più, conclude, "il politically correct ha fatto i conti con lo tsunami di propaganda di Berlusconi e gli italiani non lo capivano". "Invece – prosegue Rutelli – il Pd deve tornare alla sua vocazione riformista originaria per il quale è nato".

Rutelli sottolinea quindi l’importanza del ritorno a un radicamento territoriale del partito. "Da che cosa derivava – si chiede – nel passato la fiducia delle persone nei partiti? Dall’ideologia? Io sono convinto che era più legata al fatto che sentivano che si entrava in una sezione per far valere un proprio diritto. Ora non si pensa più così ma si pensa che ci si va per fare una ulteriore mediazione". "ui – aggiunge – la Lega sta conquistando terreno, con il radicamento e grande capacità comunicativa, con concetti semplici. Se a Bologna apre la sua sezione nella strada più problematica dà un segnale fortissimo. In più si presenta come un partito di lotta e opposizione anche quando è stra-carica di amministratori e ministri". Anche al Pd – conclude Rutelli – serve "concretezza, immediatezza e senso del servizio".