Pensioni. Dal 2015 aumento età pensionabile secondo l’aspettativa di vita

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Pensioni. Dal 2015 aumento età pensionabile secondo l’aspettativa di vita

15 Luglio 2009

Dal 2015 l’età pensionabile sarà legata all’aspettativa di vita. "Stiamo valutando una forma di stabilizzazione del sistema previdenziale in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita", ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, precisando che si tratterà di una "sorta di piccola finestra mobile, sostanzialmente impercettibile per le persone".

Il titolare del Lavoro Maurizio Sacconi, che non si sbilancia sullo strumento legislativo che conterrà la novità e neppure sui tempi, non esclude che possa trattarsi di una misura inserita in un emendamento al decreto anti-crisi. La nuova norma potrebbe però essere inserita nello stesso emendamento che il governo presenterà nelle prossime ore sull’aumento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego. Su tempi e modi, si è limitato a dire: "Stiamo ancora valutando". Sacconi ha spiegato che si tratta di "rafforzare lo strumento che c’è già e che riguarda l’entità della prestazione (cioè i coefficienti di trasformazione), aggiungendo anche una forma moderata graduale analoga a una finestra che slitta in relazione all’aspettativa di vita". "Non è un piano – chiarisce – ma una sorta di piccola finestra mobile sostanzialmente impercettibile per le persone e a valere dal 2015".

Per quanto riguarda la situazione delle donne nel pubblico impiego sull’età pensionabile di vecchiaia, il ministro ha reso noto che nel 2018 saranno equiparate agli uomini. In particolare, a partire già dal 2010 inizierà l’aumento dell’età pensionabile di vecchiaia di un anno ogni due anni. Questo sarà il contenuto dell’emendamento che il governo presenterà "nelle prossime ore" al decreto anti-crisi. In sostanza, a partire dal 2010 le donne del pubblico impiego andranno in pensione a 61 anni e nel 2018 si raggiungerà l’equiparazione dell’età pensionabile di vecchiaia con gli uomini. L’equiparazione a 65 anni con gli uomini quindi si avrebbe in questo modo nel 2018.

Adolfo Urso, Vice Ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero e componente dell’ufficio di presidenza del Pdl commenta così la notizia: "Il governo si assume le sue responsabilità sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne nella Pubblica Amministrazione, un primo significativo e importante passo che va nella direzione giusta". "Ci auguriamo – dice – che anche la parte più avveduta e riformista dell’opposizione – prosegue l’esponente del governo Berlusconi – si possa muovere sulla stessa linea per aprire un dibattito più ampio in Parlamento e nel Paese, senza cedere alle sirene conservatrici della sinistra radicale".

"Ribadiamo che sull’innalzamento dell’età pensionabile non nutriamo pregiudizi, ma che occorre innanzitutto discuterne con le parti sociali. È chiaro che temi come i periodi di maternità, la flessibilità in uscita e l’introduzione di elementi di volontarietà non possono essere ignorati. Condividiamo la necessità di affrontare il problema della disuguaglianza salariale". E’ quanto dichiara il deputato dell’Unione di Centro, Savino Pezzotta. Molto diversa la reazione del capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano che sottolinea come sia "inammissibile che il governo presenti un emendamento al decreto anticrisi per l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego". Per Damiano infatti occorre invece "aprire una discussione in Parlamento e continuare il confronto con le parti sociali. Nessun colpo di mano è accettabile su un tema delicato come quello delle pensioni che va affrontato in una logica di riforma complessiva e condivisa".

Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, è necessaria "una maggiore flessibilità in uscita e coefficienti di trasformazione più equi". Su questo terreno, spiega, "ciò che serve non è al fondo un innalzamento forzoso e rigido dell’età pensionabile , come oggi si propone per le lavoratrici del pubblico, e che può essere risolto tornando al criterio flessibile del pensionamento di vecchiaia per tutti". Quel che serve soprattutto, spiega Epifani, è "una maggiore flessibilità che tenga conto delle diverse condizioni personali, delle diverse tipologie di lavoro, delle diverse aspettative di vita". Ed anche "importante – prosegue il segretario generale della Cgil – può essere l’introduzione del pensionamento parziale, che consenta un’uscita graduale dal lavoro".

Dall’Italia dei Valori, la senatrice e capogruppo in commissione Lavoro Giuliano Carlino, minaccia: "L’Idv è pronta a scendere in piazza. Il Governo non può chiedere alle donne altri sacrifici senza dare anche rassicurazioni. Pretendiamo garanzie sul fatto che il ‘tesoretto’ creato con i soldi risparmiati dall’innalzamento dell’età pensionabile sarà impiegato interamente per il sostegno alle stesse lavoratrici". Alle donne italiane – conclude Carlino – "servono misure volte a raggiungere la parità salariale, il riconoscimento della maternità, maggiori e migliori servizi, come gli asili nido, che andrebbero immediatamente potenziati. Non solo obblighi dunque, ma anche diritti sacrosanti".