Per capire se Battisti verrà estradato torniamo all’incontro fra Lula e il Cav.

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Per capire se Battisti verrà estradato torniamo all’incontro fra Lula e il Cav.

18 Novembre 2009

In realtà, non si è ancora conclusa l’interminabile telenovela su Cesare Battisti. Dopo un lungo stallo al Supremo Tribunale Federale di Brasilia tra quattro giudici a favore dell’estradizione e quattro contrari, alla fine il presidente dell’organo Gilmar Mendes ha deciso di dare il suo voto decisivo: che, come aveva da tempo preannunciato, è stato nel senso del ridare il terrorista all’Italia. Solo che questo passo risolutivo era stato a lungo rinviato, proprio per evitare una possibile crisi politica.

Da una parte il governo Lula e il partito di Lula, che in particolare nella figura del Ministro della Giustizia Tarso Genro si sono spesi fino all’impossibile per far passare Battisti come prigioniero d’opinione perseguitato a causa delle sue sole idee. Con lo stesso Battisti impegnato in uno sciopero della fame, questa linea è stata ancora ribadita con l’ultima visita di membri del Congresso al detenuto. Tre di questi del Partito dei Lavoratori (Pt) di Lula: compreso quel senatore Eduardo Suplicy il cui bisnonno era il famoso imprenditore italo-brasiliano Francesco Matarrazzo, fatto conte dai Savoia. Tre del Partito Socialismo e Libertà (Posl), scissione a sinistra del Pt contro il moderatismo di Lula. E uno anche del centrista Partito del Movimento Democratico Brasiliano (Pmdb).

D’altra parte, l’opinione pubblica era invece in larghissima misura a favore dell’estradizione, anche perché la delinquenza galoppante non rende certo un accusato di rapine un beniamino del grande pubblico. E questo tipo di opinione è stata ad esempio espressa nell’editoriale che il quotidiano di Rio de Janeiro O Globo ha pubblicato sul caso a firma  del colonnello della riserva della Polizia Militare Milton Corrêa da Costa. “Il terrorismo, sia esso politico-ideologico, di fondamento religioso o per pretesa supremazia di razza, è un crimine abominevole e codardo sotto ogni punto di vista e non può essere prescritto. Un tale argomento in difesa di Cesare Battisti è contro i diritti umani. I criminali di guerra che hanno ucciso in nome del nazismo continuano ancora oggi a rispondere per la barbarie dell’Olocausto. Non c’è beneficio della prescrizione della pena”.

Ma il Supremo Tribunale Federale brasiliano in una materia come questa ha potere deliberante? Oppure esprime solo un parere cui il presidente Lula potrebbe anche non attenersi? Ciò ha richiesto un supplemento di camera di consiglio, e sebbene lo stesso Mendes si sia pronunciato nel senso che la firma del capo dello Stato al decreto di estradizione sia dovuta, in realtà Lula davanti al documento potrebbe pure decidere di non siglare. Nel qual caso, il conflitto di attribuzione costituzionale esploderebbe con la massima virulenza. Ma è possibile che questa decisione del Supremo Tribunale Federale sia sta presa proprio subito dopo il viaggio di Lula in Italia e i suoi incontri con esponenti dell’intero arco politico, senza essere stata in qualche modo concordata?