Per la giunta Vendola il sociale è una priorità a parole ma non nei fatti

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Per la giunta Vendola il sociale è una priorità a parole ma non nei fatti

07 Dicembre 2010

L’articolo 8 della legge regionale numero 8 del 27 giugno 2003, denominata "Testo unico sulle norme in materia di trattamento economico e previdenziale dei Consiglieri regionali della Puglia" al comma 1 stabilisce che "ai Consiglieri regionali cessati dal mandato spetta un assegno vitalizio mensile (…) purché abbiano versato i contributi obbligatori per un periodo di almeno cinque anni".

In altri termini, concluso il mandato di consigliere – perché magari non si è stati rieletti – al raggiungimento dell’età prevista dalla legge le casse regionali devono provvedere ad erogare un assegno mensile vitalizio. Questa vera e propria pensione, accessibile dopo soli 5 anni di contributi versati, per i politici pugliesi è la più alta d’Italia.

Ora, a causa dei cambiamenti dovuti alle passate elezioni regionali, è evidente che in Consiglio vi siano stati dei turn over, con diversa gente rimasta a casa. Il fatto è che, mancando le risorse per elargire il vitalizio previsto dalla legge, la giunta Vendola ha dovuto attingere i fondi necessari pescando dalle riserve: ben 2 milioni e 600mila euro. Non occorre una laurea in gestione finanziaria per capire che prelevare una disponibilità economica, per dirottarla verso gli assegni agli ex consiglieri, significa azzerare competenze ulteriori. Ed infatti quei fondi sarebbero dovuti servire a tenere in vita il capitolo dedicato all’acquisto dei libri di testo per gli studenti. 

Proprio cosi: per trovare i soldi per la pensione è stata fatta una variazione di bilancio e, con due delibere consecutive, la giunta ha autorizzato il prelievo di 900mila euro da ciascuno dei fondi di riserva, relativi alle spese obbligatorie e alle spese impreviste. E, per riequilibrare la situazione finanziaria, sono stati eliminati i contributi comunali originariamente previsti per la fornitura dei libri di testo.

Ad onor del vero, il ministero dell’Istruzione in agosto aveva siglato un accordo con la Regione per fornire direttamente ai comuni i fondi necessari per l’acquisto dei libri, risorse prontamente rese disponibili dal governo Berlusconi, tant’è che il solo Comune di Bari ha già ricevuto 560mila euro. Ma anche ammesso che, come ha subito sottolineato l’assessore regionale al bilancio Michele Pelillo, la voce prevista per i libri di testo potesse essere eliminata, ciò non toglie che quei soldi avrebbero potuto essere investiti diversamente.

Insomma, se dal punto di vista contabile i conti tornano, sotto il profilo etico e valoriale la contraddizione è forte. Anziché dirottare il capitolo di spesa su quelle che sono state già definite "pensioni dei trombati", non si poteva piuttosto destinarlo ai servizi sociali, al volontariato, o comunque ad un altro capitolo in grado di rispondere alle esigenze dei pugliesi, dando anche un segnale di attenzione a determinate sensibilità sociali?

Ed ecco che, davanti all’interrogativo tutto politico, si assiste a numerose acrobazie da parte degli assessori per giustificare l’abile mossa: c’è chi invoca la stabilità del bilancio come primo dovere amministrativo, e chi chiama in causa il ministero dell’Istruzione spostando, di fatto, la questione.

Già, perché Vendola, il paladino della cultura, fortemente critico nei confronti della riforma Gelmini, non può certo passare come un governatore lontano dagli studenti: neanche quando frange minoritarie e violente rischiano di danneggiare luoghi e persone per protestare contro il cambiamento.

Ecco svelata la campagna mediatica dell’amministrazione regionale che, nonostante certe scelte incoerenti – attaccate persino dal sindaco di Bari, Michele Emiliano, di area Pd – è pronta ad assurgersi a paladina del diritto allo studio, e magari anche a virtuoso esempio di sobrietà amministrativa. Film già visto, del resto: sulla sanità, vero disastro regionale grazie alle politiche vendoliane, le colpe dei disservizi vengono scaricate equamente tra le precedenti amministrazioni di centrodestra e il governo nazionale nella persona di Giulio Tremonti.

Intanto, sono altri 3 milioni di euro le risorse, a quanto pare, necessarie per pagare i vitalizi e gli assegni di fine mandato, o almeno in tale direzione vanno le richieste del Consiglio. Guai, però, a parlare del taglio del 10% delle retribuzioni e delle indennità dei consiglieri, più volte annunciato ma mai concretizzatosi. Il disegno di legge che lo prevede, infatti, è stato rinviato dalla giunta regionale per ben due volte.

Insomma, il messaggio è chiaro: tutti gli altri settori e capitoli possono attendere e trovare da soli le risorse, magari gravando sulle casse già molto limitate degli assessorati dei servizi sociali dei Comuni, mentre i consiglieri non rieletti devono con urgenza ricevere la propria completa indennità vitalizia.

Se il ruolo della politica è, come spesso si dice, quello di decidere priorità e obiettivi, nel caso specifico della giunta Vendola, dipinta così buona e giusta ad ogni piè sospinto, è evidente da tempo la contraddizione tra il dire e il fare.