Perché il mondo arabo parla di espansionismo di Israele in MO

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Perché il mondo arabo parla di espansionismo di Israele in MO

23 Gennaio 2008

Questo commento saudita è il primo che io abbia letto che
mette il pericolo iraniano in prima linea rispetto a quello israeliano.

A
noi sembra ovvio che Israele non abbia, ne avrebbe senso che ne
avesse, alcun piano espansivo nell’area mediorentale, mentre gli preme
fortemente acquisire una posizione riconosciuta da parte degli Stati
Arabi così da potere affrontare il pericolo della jihad di Hamas
e Hezbollah sostenuta dalla Sira e dall’Iran stesso.

Una jihad
che richiede un impegno di mezzi molto complesso e innovativo, dato che si
è ormai definita su base strategica balistica (il che rende le cose molto
più difficili che non fermare il terrorismo suicida). Ma per il mondo arabo
ribadire l’idea di una cospirazione sionista per invadere il Medio Oriente
fino in Mesopotamia è sempre stato un leit motiv, una ben sperimentata
macchina di propaganda per tenere puntata verso un nemico inesistente
l’aggerssività che altrimenti potrebbe svilupparsi verso regimi
oppressivi.

Questo articolo abbandona la strada consueta. E  ciò
che lo rende ancora più interessante è che esso riflette anche una
discussione interna al mondo saudita: non bisogna dimenticare che il re
Abdullah durante la visita di Bush in Medio Oriente ribadì la volontà
di mantenere con l’Iran rapporti completamente autonomi quali che fossero state
le decisioni e le prese di posizione americane. La volontà saudita di
cercare un rapporto di appeasement sia con Ahmadinejad recentemente incontrato,
che con i suoi protetti, seguitando a sponsorizzare per esempio la rimessa in
giuoco di Hamas, è l’oggetto della polemica dell’articolo che qui segnaliamo, in
cui si avverte della decisione egemonica di Ahmadinejad di ingoiare il mondo
arabo (“dal movimento Huthista sulle montagne dello Yemen allo
stato segreto degli hezbollah in Libano”) e renderlo di nuovo, come in
secoli lontani, vassallo della potenza persiana.

I piani dell’Iran per esportare la rivoluzione

di Abha Al-Watan

Chi oggi afferma che l’Iran ha fallito nel suo intento di esportare la
rivoluzione si illude e si dimostra incapace di comprendere la realtà dei
fatti. Io mi prendo la responsabilità di affermare che il vero pericolo per il
futuro della regione è costituito dall’Iran e da Israele, in quest’ordine, che
non è arbitrario, ma basato sulla realtà dei fatti.

Nel peggiore dei casi  Israele sarebbe comunque schierato contro di
noi sulla base di un fronte ben definito e di confini geografici precisi al
singolo miglio. I centri segreti e quelli pubblici del potere Iraniano sono invece
distribuiti all’interno dell’Arabia come dei vulcani pronti a esplodere
inaspettatamente.

Dal movimento Huthista sulle
montagne dello Yemen allo stato segreto costituito da Hezbollah in Libano, includendo
anche la realtà iraniana che oggi ha separato il sud dell’Iraq dal resto del
paese, i centri di espansione dello schema volto a esportare la rivoluzione sono
stati scelti  per essere pronti ad essere
trasformati velocemente in barricate.

L’ultima vittima in questo elenco
non è altro che il Regno del Bahrain, nostro fratello. Il piano iraniano di
esportazione della rivoluzione sta giocando sulle sue contraddizioni con calcolato
equilibrio. Allo stesso tempo, mentre l’apparato ufficiale dei leader politici Iraniani
si astiene dall’esprimere un commento sulle rivolte provocate dalla questione
settaria, l’Ayatollah Shariatmadari, uno dei giocatori, esercita il ruolo
annunciando, in un incaldescente sermone del venerdì, che il Bahrain è uno
stato iraniano. Si sbaglia chi pensa che
queste osservazioni siano solo un pensiero personale di un uomo che esprime a
voce la sua opinione e non il punto di vista ufficiale di uno Stato.

Tutto il problema sta nella
suddivisione dei ruoli che è ben radicata nella letteratura del grande piano
politico di esportazione della rivoluzione.

Se avete letto il famoso libro
intitolato “Lo Stato Segreto di Hezbollah” potete capire le dimensioni del
progetto e l’entità dell’obiettivo nazionale Persiano, sebbene questo sia
mascherato da un convincente alone religioso.

Oltre giocare apertamente sulle
contraddizioni settarie che abbondano nel Golfo Arabo, in Libano e in Iraq, il
progetto di esportazione della rivoluzione ha raggiunto anche le società Sunnite
originarie facendo ampiamente leva sulle loro condizioni politiche infauste.

Il gioco Iraniano volto a
estraniare l’entità Siriana dalle sue naturali radici Arabe è chiaro ed
evidente.

I leader di Hamas hanno trovato
una solida parete cui appoggiarsi in Iran, finendo così prigionieri degli
ordini della leadership iraniana.

Questo libro dimostra innanzitutto
che l’Iran ha esteso le sue radici verso il Movimento dei Fratelli Mussulmana,
approfittando del fatto che il Movimento ha un’ampia base religiosa e nessun
limite riguardo alle sette, essendosi trasformato da movimento religioso ad ideale
politico. In secondo luogo conferma il fatto che l’Iran rappresenta il tipo più
pericoloso di vulcano all’interno del corpo Arabo, essendo è diffuso a macchia
di leopardo sulle carte geografiche, dentro le istituzioni professionali, i
parlamenti e all’interno della elite araba.

Si sbaglia chi crede ancora che
la guerra civile araba non sia già scoppiata nonostante questi centri vulcanici
che l’Iran ha infiltrato all’interno del mondo Arabo, dal momento che stanno
esplodendo uno dopo l’altro, con il prossimo già in arrivo.

Infine, mi prendo la
responsabilità di affermare che le nostre future guerre intestine Arabe saranno
contro lo “stato segreto Iraniano” all’interno della mappa Araba.

Articolo di Abha Al-Watan
(Traduzione di Francesco Perrone Capano)