Perché Putin è davvero l’Uomo dell’Anno
24 Dicembre 2007
di redazione
L’annuncio che la rivista americana ‘Time’ ha proclamato
Putin ‘Uomo dell’anno’ ha provocato molte perplessità e tanti commenti
sarcastici. E’ stato ricordato come in precedenza sia Hitler, nel 1938, che
Stalin, due volte dopo di lui, abbiano vinto questo titolo. Ma la rivista, da par
suo, ha ribattuto che la nomina non deve essere vista né come la celebrazione
dei meriti o della popolarità del personaggio e neanche come un gesto di
appoggio, bensì come il riconoscimento della grande influenza esercitata sul
mondo intero. Tale influenza può essere buona o cattiva e non spetta alla
rivista dare un giudizio di valore. Perciò, accettando i criteri fissati da
‘Time’, sarebbe stato difficile negare l’assegnazione del riconoscimento per il
2007 proprio a Putin. Infatti, l’influenza del suo governo sulla situazione
internazionale non è stata mai così forte come nell’ultimo anno.
Il vecchio ministro degli Esteri staliniano Molotov dichiarò
una volta che il suo compito era di assicurare che non ci fosse alcun problema
internazionale che avrebbe potuto essere risolto senza la partecipazione o in
contrasto con gli interessi dell’Unione Sovietica. L’ideale di Molotov sembra
aver trovato compimento grazie all’amministrazione di Putin, la cui lunga mano
si fa sentire in ogni area di crisi e di tensione – dall’approvvigionamento
energetico del mercato mondiale, alla crisi iraniana o a quella nel Kosovo.
All’interno, Putin continua a godere di un indice di
popolarità tra il 70 e l’80%. Gran parte di questa popolarità è stata
guadagnata fortuitamente, come frutto di circostanze favorevoli. I tentativi di
introdurre l’ordine democratico in Russia negli anni Novanta coincisero con un
forte declino economico e rimasero così incompiuti, mentre la ripresa, dopo
l’uscita dalla fase in cui l’economia aveva toccato il fondo, coincise proprio con
l’arrivo di Putin al potere. Questi, senza alcun merito, diventò beneficiario
della vertiginosa crescita dei prezzi delle risorse energetiche e dello
sviluppo del settore privato russo. Ciononostante, l’opinione pubblica
attribuisce a Putin tutti i meriti per il superamento della crisi economica.
Per un giudizio equilibrato, però, dobbiamo dare a Putin
quello che è di Putin. Già alla fine degli anni Sessanta il politologo Samuel
Huntington, nell’influente volume “L’ordine politico nelle società in
mutamento”, ha dimostrato che lo sviluppo di una forte autorità politica è
necessario per lo sviluppo economico e deve precedere l’ordine democratico. Il
merito per il rafforzamento della “verticale del potere” può essere attribuito
quasi esclusivamente a Putin. E’ proprio il consolidamento del potere centrale
che ha permesso alla Russia di risollevarsi come una grande potenza
internazionale.
Vi sono certamente luci e ombre nell’operato del Presidente
anche in questo campo. L’esperienza delle transizioni post-autoritarie nei
paesi dell’America Latina e del Sud-Est asiatico, così come quelle
post-comuniste nell’Europa Orientale, ha dimostrato che la strada ottimale per
le riforme sarebbe stata non il rafforzamento indiscriminato dello stato come
ha fatto Putin, bensì l’arretramento della presenza pubblica in alcune aree e
il suo rafforzamento in altre. L’estensione dell’azione statale a tutto campo,
invece, ha provocato un simultaneo indebolimento della capacità amministrativa
e una perdita di controllo sull’apparato e sui vari ranghi della burocrazia.
L’aumento della corruzione è stata l’inevitabile conseguenza.
problema del passaggio del potere presidenziale al suo successore, ha provocato
molti dubbi e addirittura ilarità nei mass media russi e internazionali. Non si
può negare, tuttavia, l’ingegnosità del Presidente nel realizzare questo
passaggio senza violare le regole stabilite dalla Costituzione. Pertanto,
l’opinione pubblica russa ha accolto il giudizio della rivista “Time” come un
riconoscimento dovuto che riflette il consenso popolare intorno alla figura di
Putin.
E’ importante indicare, infine, un’altra fonte della
popolarità del capo del Cremlino: un Presidente sportivo, astemio e buon padre
di famiglia esercita una forte attrazione sulla parte femminile della
popolazione, in un paese in cui l’alcolismo è la ragione principale della morte
del 20% dei maschi russi di età tra i 25 e i 60 anni, l’aspettativa di vita
maschile è ridotta ai soli 59 anni contro il 72 anni delle donne e il consumo
di forti bevande alcoliche sta aumentando rapidamente e supera oggi del 50%
quello dei paesi nord europei come l’Inghilterra. Non è un caso, se il partito
del Presidente “Russia unita”, diversamente dagli altri maggiori partiti del
mondo, tra gli iscritti conta il 60% di donne contro il 40% di uomini.