Perché voterò sì
17 Settembre 2020
Non sono un “populista” e non ne faccio una questione di costi perché credo che la democrazia sia un bene troppo prezioso per farne valutazioni di tipo meramente economico, ma avendo avuto l’onore di ricoprire diversi ruoli amministrativi e legislativi ho visto dall’interno molte Istituzioni ed alcune semplici considerazioni pratiche mi portano a votare sì per la riduzione del numero dei Parlamentari.
Intanto sono un convinto sostenitore della democrazia rappresentativa e considerando che la riforma oggetto del referendum è stata votata per ben tre volte a larga maggioranza dai due rami del Parlamento ritengo che la sua bocciatura sarebbe fortemente delegittimante del Parlamento stesso.
Non entro nel merito delle convenienze tattiche degli schieramenti politici, anche se osservo che se il centro destra ha votato a favore della riforma lo scorso anno per non lasciare l’argomento in mano ai soli 5 stelle, non si comprende perché oggi cambi radicalmente la posizione lasciando ai pentastellati l’eventuale successo del referendum.
Entrando invece nel merito della questione tra le tante valutazioni che si possono fare trovo convincenti quelle relative all’efficienza ed alla rappresentatività nel caso di un Parlamento ridotto da 1.000 a 600 parlamentari.
1. EFFICIENZA.
Il ruolo del parlamentare non dovrebbe essere quello di fare sceneggiate in aula o riempire i programmi televisivi, bensì quello di contribuire a scrivere le leggi. Questa attività è fatta di ascolto delle categorie e lavoro in Commissione. Le Commissioni sono “gruppi di lavoro” composti da un numero di parlamentari proporzionato al totale. Al Senato i membri delle commissioni sono 24 ed alla Camera 48. Sono stato segretario della Commissione ambiente del Senato ed ho potuto verificare che a prescindere dalla partecipazione più o meno numerosa, un “gruppo di lavoro” di 24 membri è già molto numeroso per essere efficiente. Ne consegue che le Commissioni della Camera composte da 48 membri risultano davvero enormi per essere efficienti, ammesso che la presenza sia così assidua.
Per questi semplici e pratici motivi ritengo che una riduzione del numero dei parlamentari non sarebbe dannosa in termini di efficienza. Anzi.
2.RAPPRESENTANZA.
Quando è stata scritta la Costituzione non c’erano le Regioni, le competenze erano concentrate sullo Stato centrale ed i Comuni si rivolgevano a Roma per molte questioni che oggi sono gestite dalle Regioni stesse. Per garantire la rappresentanza dei territori rispetto a quelle competenze si stabilì allora il numero di 1.000 parlamentari. Tra i due rami del Parlamento
Negli anni 70 con la costituzione delle Regioni molte competenze sono passate dallo Stato alle Regioni stesse e la rappresentanza dei territori oggi è quindi suddivisa tra Consigli regionali e Parlamento.
Nelle Regioni i territori eleggono complessivamente 884 Consiglieri regionali per rappresentare le loro esigenze rispetto alle competenze che erano a livello centrale ed oggi sono assegnate alle Regioni
Ne consegue che avendo ridotto le competenze, lo Stato centrale avrebbe dovuto da anni ridurre la rappresentanza in quanto già garantita dai Consigli regionali.
Va inoltre detto che i sistemi elettorali voluti dai partiti dopo il “Mattarellum” hanno tolto ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti perché con le liste bloccate sono stati i leader dei partiti e non certo i Cittadini, a scegliere i Parlamentari, normalmente quelli a loro più fedeli. In ogni caso sommando Deputati e Senatori il Parlamento “ridotto” sarebbe composto da 600 membri che rapportato ai 60 milioni di italiani porta ad un rapporto di 1 parlamentare ogni 100.000 abitanti, bambini compresi, che a me pare una dimensione adeguata a consentire ai cittadini di scegliere da chi farsi rappresentare, qualora i partiti decidessero gentilmente di consentirci di scegliere cambiando la legge elettorale.