Pezzotta e Tabacci: “No al tavolo di Adornato”
19 Dicembre 2007
di redazione
Savino Pezzotta e Bruno Tabacci non si uniranno al “Tavolo dei moderati” promosso da Ferdinando Adornato che, secondo quanto annunciato, avrebbe dovuto riunirsi in questi giorni con Casini e Fini.
Secondo Pezzotta e Tabacci, che in una lettera ad Adornato hanno spiegato la loro decisione di ritirarsi dal tavolo, questa iniziativa ha il “difetto” di voler rimanere nell’ambito del centrodestra. “Volentieri abbiamo aderito al tuo Tavolo nella convinzione che si trattasse di un’iniziativa diretta a riempire di contenuti la fase attuale che registra il fallimento del bipolarismo muscolare – scrivono i due -. Ora abbiamo dovuto constatare, sicuramente al di là delle tue intenzioni, che l’interpretazione che viene data all’esterno da parte di diversi ambienti, è che questa tua iniziativa sarebbe esclusivamente rivolta nell’ambito dell’attuale centrodestra, e per alcuni addirittura strumentale al recupero del rapporto con Silvio Berlusconi”.
Secondo l’ex leader della Cisl e l’esponente centrista, “da tempo questo bipolarismo muscolare ha prodotto gravi danni al Paese”, dunque “è necessario che questa iniziativa del Tavolo venga orientata nei suoi termini più propri: il bipolarismo all’italiana è finito, ha prodotto contrasti fintamente ideologici in assenza di ideologie, ha negato un governo fondato sul buonsenso e sugli interessi generali”.
Senza questa presa d’atto, soggiungono i due, “un tavolo così costruito, al di là delle nostre buone volontà , rischia di essere interpretato strumentalmente nei suoi obiettivi. Per questo ti chiediamo di concorrere con qualche ulteriore precisazione alla definizione di un’iniziativa che deve costruirsi sulla presa d’atto della fine dell’attuale assetto e sull’apertura di una fase nuova”.
Le forze a cui Tabacci e Pezzotta guardano sono quelle che si situano “a cavallo dei due attuali schieramenti e che, strategicamente, per il futuro, non intendono rientrarvi. Forze a cui ha recentemente sostenuto di guardare lo stesso Fini, con il quale possiamo individuare un cammino comune, senza per questo determinare una comune presenza all’interno della stessa formazione politica”.