Presidente romeno: “Decreto espulsioni genera odio”

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Presidente romeno: “Decreto espulsioni genera odio”

05 Novembre 2007

Il presidente romeno Traian Basescu ha condannato gli attacchi contro i propri connazionali in Italia e critica senza mezzi termini il “decreto espulsioni”, definite come “misure improvvisate che generano paura e risvegliano l’odio”.

Gli fa eco il premier Calin Popescu Tariceanu il quale si è detto “preoccupato” per le “reazioni xenofobe” dirette contro gli immigrati romeni e ha invitato il suo omologo Romano Prodi ha prendere misure per “tutelare” questa comunità.

“In qualità di capo dello Stato romeno – ha aggiunto – condanno ogni violazione della legge commessa da un cittadino romeno in Romania così come all’estero. Ma condanno anche ogni atto di violenza diretto contro cittadini romeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti civili dei romeni senza riguardo a dove si trovino nell’Unione europea”, ha detto Basescu.

Le parole del presidente seguono la protesta dell’ambasciata di Bucarest per l’attacco subito venerdì da quattro romeni dopo l’assassinio di Giovanna Reggiani. In serata il premier Calin Tariceanu aveva chiamato Romano Prodi annunciando una visita imminente in Italia.

Tariceanu ha definito “inaccettabili” le umiliazioni e gli abusi di cui a suo dire sono vittime i connazionali nel nostro paese. “E’ mio dovere avvertire il mio omologo che la situazione comincia a degradarsi e che questa ondata di xenofobia va arrestata”, ha dichiarato Tariceanu al termine di una riunione straordinaria con i ministri dell’Interno, della Giustizia e degli Affari Esteri. “Non tolleriamo la delinquenza (in seno all’immigrazione romena, ndr), ma allo stesso tempo dobbiamo proteggere i nostri cittadini”, ha sottolineato il premier di Bucarest.

Basescu ha reso noto di aver chiesto al ministro degli Affari esteri, Adrian Cioroianu, di “discutere di fronte alla Commissione europea delle nuove leggi sulla sicurezza pubblica” adottate da Roma, precisando che ci sono “carenze nella loro applicazione”.

“Il modo in cui numerose persone sono state rimpatriate non ha lasciato loro alcuna possibilità di rivolgersi alla giustizia per sapere se questa misura era giustificata o sbagliata”, ha concluso il presidente.