Putin festeggia il suo compleanno e la “pacificazione” della Cecenia
12 Ottobre 2007
di redazione
Il
7 ottobre si sono svolti a Mosca due avvenimenti che ci ricordano la guerra russo-cecena,
chiamata spesso la “guerra dimenticata”. Un piccolo gruppo di giornalisti, di
politici dei principali partiti liberaldemocratici e socialdemocratici e degli
attivisti per i diritti umani si è radunato al centro di Mosca per ricordare la
giornalista Anna Politkovskaya assassinata di fronte la sua abitazione un anno
fa. I partecipanti hanno denunciato le ambiguità e lungaggini degli
investigatori che in questo come in molti altri omicidi di giornalisti in
Russia non riescono a trovare i colpevoli. La Politkovskaya si occupava intensamente
della situazione in Cecenia, caratterizzata da una corruzione diffusa e da gravi
violazioni dei diritti umani.
Lo
stesso giorno, per celebrare il suo 55esimo compleanno, Putin ha radunato al
Cremlino tutto il vertice dell’esercito russo, inclusi tutti i capi delle forze
armate e i comandanti dei diversi distretti militari, tra cui quelli del
Caucaso presumibilmente responsabili della “pacificazione” della Cecenia. Non
era presente il vero artefice di questa instabile pace, il Presidente ceceno
Ramsan Kadyrov, che ha ereditato l’incarico dal padre Akhmad ucciso dai
guerriglieri indipendentisti in uno spettacolare attentato. Il giovane Kadyrov ha
sfruttato a pieno l’indignazione dell’opinione pubblica russa e mondiale di fronte
agli atti di banditismo, ai sequestri di persona e alla presa di ostaggi cui i
guerriglieri ceceni hanno fatto ricorso. L’abbattimento dei voli di linea
dell’aviazione civile, i blitz in un ospedale e in un teatro di Mosca (dove
furono fatti prigionieri numerosi malati e spettatori) e infine il sequestro
della scuola a Beslan che costò la vita a più di centocinquanta bambini hanno
cambiato l’atteggiamento verso il movimento indipendentista. La guerra a
oltranza con l’impiego di mezzi come il terrorismo suicida contro la
popolazione inerme, per raggiungere un fine, anche se giusto in sé, ha inevitabilmente
trasformato il fine stesso in pura barbarie e criminalità.
In
questo nuovo clima, Kadyrov ha organizzato le proprie truppe ricorrendo prevalentemente
agli uomini del suo clan e si è servito dell’esercito russo come forza di
appoggio per muovere all’attacco degli indipendentisti. Il Presidente ceceno
ricorre su vasta scala alla tortura, alla presa di ostaggi e all’uccisione dei
parenti dei comandanti dei guerriglieri, con la medesima efferatezza dei suoi
avversari. Così, con l’appoggio di Mosca – che ora sta spendendo ingenti somme
di petrodollari per la ricostruzione della capitale Groznyj -, Kadyrov è
riuscito a sconfiggere la guerriglia cecena. Certo, gli attacchi contro le
truppe russe ancora continuano come testimonia l’incidente dell’8 ottobre in
cui una autocolonna del battaglione “Sud” è stata colpita da raffiche di
mitragliatrici provenienti dai guerriglieri, che hanno lasciato sul posto 14 tra
militari morti e feriti. Ma l’intensità degli scontri nel 2007 non è
paragonabile a quelli degli anni precedenti.
Più
tesa, invece, è la situazione nel Caucaso del Nord. La Repubblica di Inguscezia,
dove si sono trasferiti molti guerriglieri, è diventata il nuovo centro degli
scontri. Negli ultimi mesi, alcuni insegnanti di scuola, medici e collaboratori
degli organi di polizia, in prevalenza di origine russa, sono stati assassinati
insieme alle loro famiglie. Per ordine di Putin, 2 mila e 500 militari del
ministero degli Interni russo sono stati schierati di recente in Inguscezia.
Kadyrov, d’altro canto, si è detto pronto a collaborare con Mosca e a inviare
le proprie truppe per ristabilire l’ordine. Il suo piano, appena delineato, è
di riunire ambedue le repubbliche sotto la propria guida. Pertanto, l’estrema
instabilità del Caucaso del Nord rimarrà ancora a lungo fonte di costante
preoccupazione per il governo della Federazione Russa.