Quagliariello (PdL): “Dal Csm ennesima iniziativa politica”

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Quagliariello (PdL): “Dal Csm ennesima iniziativa politica”

16 Luglio 2008

Il vicepresidente vicario dei senatori PdL Gaetano Quagliariello interviene sul tema incrociato di magistratura e politica. Considerando politica l’iniziativa di alcuni magistrati di difendere presso il Csm quei togati che sarebbero stati oggetto di "attacchi denigratori da parte del mondo politico", Quagliariello commenta: "Le indagini della magistratura sulla politica devono essere considerate fisiologiche perché nella politica, come in ogni altra attività umana, esistono anche fenomeni di illegalità. Due principi, però, non devono mai essere messi in discussione: che il giudizio spetta ai tribunali e non al sistema mediatico, e che i metodi di custodia cautelare e di detenzione devono essere conformi alla legge. Il premier Berlusconi non ha fatto altro che ricordare tutto questo. Se i membri del Csm, invece di fare i sindacalisti in servizio permanente effettivo, avessero guardato alla sostanza, avrebbero potuto risparmiarsi un’altra iniziativa dal sapore evidentemente politico, relativa peraltro a dichiarazioni pronunciate nel giorno in cui l’ennesimo procedimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi si è concluso con l’ennesima assoluzione".

Il riferimento, che resta tra le righe della lettera, è alle parole del premier che ha parlato di "teoremi" e anche alle affermazioni del senatore a vita Francesco Cossiga.

Secondo Ciro Riviezzo, Mario Fresa e Dino Petralia, che hanno depositato una richiesta di apertura di una pratica a tutela depositata al comitato di presidenza Csm, i magistrati di Pescara che si stanno occupando dell’inchiesta che ha coinvolto il presidente della regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco sono stati oggetto di "accuse generiche di parzialità e di giudizi preconcetti – scrivonole toghe – quando non di strumentalità dell’azione giudiziaria rispetto a supposti scopi politici" e di "attacchi denigratori" da parte di "esponenti politici, alcuni dei quali rivestono responsabilità istituzionali" e giudicati come "esempio paradigmatico del cattivo funzionamento della giustizia nel nostro Paese".