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Quando gli esperti tornano di moda
19 Aprile 2020
Nel Ventesimo secolo il ricorso agli esperti è stato un tratto caratteristico dell’Era delle tirannie: il periodo compreso tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Fu allora che si propagò il virus dell’onniscienza: la presunzione fatale che vi fossero uomini che tutto sapessero e che, per questo, potessero sostituire i rappresentanti del popolo. La democrazia, invece, presuppone l’ignoranza: solo se si è consci della fallibilità propria e degli altri si può ammettere che vi siano assemblee nelle quali si dibatte su opinioni e proposte differenti, addirittura opposte. Per questo, quando andarono in auge gli esperti, iniziò il declino dei liberi Parlamenti. Fu un dramma. E’ proprio vero che la storia, la seconda volta, si presenta sotto forma di farsa. In un momento difficile come l’attuale gli esperti sono tornati di moda. Incasellati in task force, vengono proposti all’opinione pubblica come nuovo verbo. Sono così tanti che persino elencarli risulta complesso: 12 esperti affiancano il Ministro della salute quando sono liberi da impegni televisivi, 39 fanno parte dell’unità operativa guidata dal commissario straordinario Domenico Arcuri, 76 si occupano di innovazione e poi ci sono anche quelli “contro le fake news” e poi ancora le donne per il rinascimento…
Non certo a loro – donne e uomini che in fin dei conti hanno risposto a una chiamata del loro Paese – ma a chi ha avuto la fantasia di mettere in scena questa farsa, dedichiamo una riflessione che Gaetano Salvemini nel 1934 vergò per l’edizione parigina di “Giustizia e Libertà”. Chissà che qualcuno non si fermi a riflettere…
Quando si lamenta la mancanza di direttive in una democrazia e si domanda un dittatore, si ammette che costui potrà risolvere tutti i problemi nell’interesse della comunità, scegliendo quegli esperti che hanno il segreto delle buone soluzioni. Il governo degli esperti è diventato dappertutto la parola d’ordine dei nemici della democrazia. Il mondo è pieno di esperti che propongono dei piani. E noi sfortunati, rovinati, inesperti, siamo invitati ad inchinarci davanti ad un dittatore che sa dove trovarne. Democrazia è folla, è gregge di uomini o donne più o meno ignoranti. Come può una massa di tal genere risolvere problemi che richiedono il lavoro degli esperti? Come può scegliere coloro ai quali affidare il compito di risolvere i problemi? La folla sceglie soltanto uomini politici e questi non sono degli esperti.
In realtà, il dittatore stesso è un uomo politico. Egli, non meno degli uomini politici della democrazia, deve affidarsi agli esperti; non è più capace di giudicare l’abilità di costoro prima della prova, né sa meglio degli altri quali risultati darà il lavoro. E’ necessario che egli aspetti questi risultati, per giudicare l’albero dai frutti.
Domandate a due esperti di risolvere un problema tecnico. Nove volte su dieci essi non saranno d’accordo sulla soluzione e nessuno dei due ammetterà che la soluzione dell’altro possa essere migliore della propria. L’esperto, in linea generale, si crede infallibile. D’altronde, spesso egli trova conveniente adoperare la sua cultura non nell’interesse della comunità, ma per riempire le sue tasche. Scegliete una commissione di esperti per risolvere un problema doganale, fiscale, bancario ecc., sotto ogni genere di governo, tanto dittatoriale quanto democratico; è probabile che metà degli esperti sarà composta di specialisti di mentalità stretta, presuntuosa e testarda, l’altra metà di rappresentanti di banchieri, di capitalisti e di altri interessi nascosti. Sarà un miracolo se si troveranno tra loro pochi uomini disinteressati e di larghe vedute.
La guerra mondiale è stata opera degli esperti diplomatici. Che cosa conobbe il pubblico di quella rete di manovre e contromanovre, alla quale costoro dedicarono tutta la loro abilità e tutta la loro stupidità, durante i quarant’anni che precedettero la guerra?
Quando la guerra scoppiò, gli esperti diplomatici rassegnarono il comando agli esperti militari. Ora che le memorie dei capi che diressero tutti gli eserciti sono a poco a poco pubblicate, siamo in grado di misurare la povertà intellettuale e morale di tutti questi famosi esperti della scienza militare; incapaci di staccarsi dalle idee tradizionali, rivali gli uni degli altri, preoccupati soprattutto della loro carriera, pronti piuttosto a sacrificare migliaia di vite umane che ad accettare un piano il cui successo avrebbe giovato ad altri. In tutti i documenti via via pubblicati, la migliore figura non la fanno gli esperti militari, ma quegli uomini politici non esperti che avevano la responsabilità del governo. Essi previdero spesso i disastri risultanti dalla testardaggine degli esperti e cercarono di correggerne gli errori, assunsero essi stessi la responsabilità di questi sbagli davanti al pubblico per non distruggere la fiducia nei capi militari. La guerra mondiale fu vinta da quei paesi in cui, grazie alle istituzioni democratiche, gli uomini politici, inesperti sulle questioni militari, riuscirono in qualche modo a sorvegliare il lavoro egli esperti e ad impedir loro di commettere troppi spropositi. Gli errori dei militari in Russia, in Germania, in Austria, superarono gli errori corrispondenti nelle nazioni democratiche; e queste ultime vinsero la guerra.
Quando la guerra finì, gli esperti militari si ritirarono nell’ombra; in primo piano vennero quelli finanziari, coloro che determinarono la somma delle riparazioni tedesche, coloro che elaborarono il piano Dawes e il piano Young, gli esperti delle banche americane che andarono dappertutto per il mondo offrendo miliardi di dollari a chi li voleva e a chi non li voleva. La crisi mondiale odierna è il risultato del libero lavoro di quei famosi esperti.
In qualsiasi tipo di governo, gli esperti sono necessari, ma essi sono pericolosi in tutti i governi. La sola cosa di cui si sia certi, tanto in democrazia quanto in dittatura, è che i danni prodotti dagli errori o dalla disonestà di esperti testardi e senza scrupoli, saranno pagati dal popolo.
La differenza tra democrazia e dittatura consiste nel fatto che, nella prima, il governo deve rendere conto dei risultati del lavoro compiuto dai suoi consiglieri ai rappresentanti dei cittadini, mentre i consiglieri di un dittatore devono rendere conto soltanto a lui. Non è permesso discutere il loro lavoro, perché questo fatto implicherebbe dei dubbi sulla saggezza del dittatore che li sceglie. Questi consiglieri formano una banda segreta di dominatori irresponsabili che tiene in mano, dietro la scena, i fili, mentre il dittatore sta alla ribalta e minaccia di fucilare gli oppositori. Di fronte ai problemi tecnici che richiedono il lavoro degli esperti l’uomo politico, tanto il capo democratico che il dittatore, si trovano nella posizione di colui che cerca un medico per un amico malato.
Il malato soffre di mal di testa. Anche fosse l’uomo più incolto della terra, egli solo è competente nel dirci se si sente bene o male, se il suo dolore è alla testa, allo stomaco o al fegato. Ma non è competente nel diagnosticare la sua malattia né nel descrivere una medicina adatta. Egli può avere mal di testa e credere che la sua malattia sia localizzata lì, mentre in realtà egli è affetto allo stomaco o al fegato. L’amico del malato non è maggiormente competente per quanto riguarda il problema tecnico di diagnosticare e di dare dei rimedi. Egli domanda allora un esperto – il medico – e gli chiede di risolvere questi problemi tecnici. Colui che sceglie un medico non è in grado di giudicare in precedenza se questi è buono o cattivo. Se egli avesse potuto giudicare dell’abilità tecnica del medico, sarebbe stato egli stesso un medico, e non avrebbe avuto bisogno di andare in giro alla ricerca di un altro esperto. Una volta scelto il medico, l’ammalato o guarisce perché doveva guarire o muore perché doveva morire. Comunque, se l’ammalato guarisce, egli stesso e il suo amico ne traggono la conclusione che il medico era un bravo esperto. Se il malato muore, la colpa è del dottore. Se la malattia si prolunga troppo, il paziente e l’amico vanno da un esperto all’altro finché il paziente guarisce o muore. Se non poteste cambiare il vostro dottor, questi diventerebbe il vostro dittatore, e voi non il suo cliente, ma il suo suddito.
Nei problemi politici il pubblico, gregge comune, è il paziente. Il suo compito, in un governo democratico, non è quello di risolvere dei problemi tecnici. Esso consiste semplicemente nel dire se si sente male o bene, e lo dice attraverso la stampa, le associazioni e nel giorno delle elezioni. Se il popolo sta bene, esso attribuisce la prosperità di cui gode, al partito che è al potere e rielegge gli uomini politici di quello. Se non sta bene, vota per i deputati dell’opposizione. Gli uomini politici così eletti non sono degli esperti. Sono gli amici della persona malata che le procurano i dottori per curarsi. Scelgono gli esperti ai quali sono affidate le soluzioni dei problemi tecnici. Li cambiano se la risoluzione avviene troppo lentamente o se le condizioni divengono più gravi invece di migliorare.