Quindi, quant’è una coppia?
27 Febbraio 2015
di redazione
Nel 2012 il sindaco di Tupa, in Brasile, ha sposato in unione civile tre persone, un uomo e due donne. Il pubblico ufficiale, Claudia do Nascimento Domingues, ha avallato la relazione e permesso al trio di essere riconosciuto come famiglia perché i tre erano già diversi anni che vivevano di fatto insieme, condividendo anche casa, spese e conti correnti.
Nel 2013, in Olanda, il signor Victor de Bruijn, eterossessuale, e le signore Bianca e Mirjam, bisessuali, hanno reso legale dinanzi ad un notaio la loro unione civile.
Se in Italia, al di là della previsione di una opportuna ulteriore legiferazione sui rapporti tra persone, si affermasse il principio della parità tra famiglia naturale millenariamente intesa e unione affettiva con qualsivoglia composizione, dovremmo rivedere il concetto di coppia.
Infatti, perché il significato sociologico di coppia dovrebbe limitarsi a due persone, due partner, se invece a volte l’amore unisce più di due persone? Se è l’amore la linea guida esso non può avere limiti pregiudiziali.
Quindi: quant’è una coppia?
Chi può decidere sino a quale numero di partner si possano rivendicare i propri percepiti diritti? Non sarebbe incostituzionale limitare a due persone soltanto il diritto d’amarsi?
Se i sostenitori del matrimonio omosessuale non troveranno risposta a questa domanda, non crollerebbe la credibilità delle loro aspettative? Qualcuno otterrà una risposta da Nichi Vendola o da Arcigay?