Ricerca Onu sullo sviluppo umano. Il paradiso è in Norvegia

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Ricerca Onu sullo sviluppo umano. Il paradiso è in Norvegia

05 Ottobre 2009

La Norvegia è il miglior paese del pianeta dove vivere, il Niger il peggiore. Questo il risultato di un rapporto dell’Onu sull’indice dello sviluppo umano presentato questa mattina a Bangkok. L’indice (HDI, Human Development Index) analizza tre variabili: speranza di vita, accesso alla conoscenza e qualità di vita. La speranza di vita in Niger, per esempio, sfiora i 50 anni, trenta meno rispetto ai norvegesi.

La ricerca, che si basa sui dati raccolti nel 2007, colloca l’Australia al secondo posto e l’Islanda sul gradino più basso del podio. Il fanalino di coda, il Niger, riporta El Pais, è preceduto da Afghanistan, penultimo, e Sierra Leone. L’Italia guadagna una posizione rispetto allo scorso anno, salendo al diciottesimo posto. Francia (8), Venezuela (58), Colombia (77) e Cina (92) sono le nazioni che, rispetto ai dati raccolti nel 2006, hanno guadagnato più posizioni grazie all’aumento degli introiti, della speranza di vita e i miglioramenti nell’educazione. Jeni Klugman, responsabile dello studio, ha sottolineato come molti paesi sono retrocessi in graduatoria a seguito dell’aumento dei conflitti e della crisi economica mondiale.

I dati economici vedono il piccolo principato del Lichtenstein (19), 35.000 abitanti e più di cento compagnie finanziarie, in vetta alla classifica del reddito pro capite con 85.383 dollari. Gli abitanti della Repubblica del Congo, invece, sono quelli con lo stipendio medio più basso (298 dollari annuali). Brutte notizie sul fronte dell’educazione per l’Italia, che si piazza al trentesimo posto: solo il 10,1% della popolazione (oltre i 25 anni) è in possesso di titolo universitario.

"Nonostante significativi miglioramenti nel corso del tempo, il progresso non è stato equo", commenta l’Indice del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) in una nota."Molti paesi – spiega –  sono regrediti negli ultimi decenni, a causa delle crisi economiche, delle crisi legate alle guerre e delle epidemia di Aids, e questo anche prima della recessione globale".