Russia. Salgono a 52 le vittime degli incendi, i trasporti aerei nel caos

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Russia. Salgono a 52 le vittime degli incendi, i trasporti aerei nel caos

06 Agosto 2010

È salito a 52 il bilancio delle vittime degli incendi in Russia, mentre continua a peggiorare la situazione meteorologica nei cieli di Mosca, da giorni coperta da una coltre di fumo che sta causando seri disagi al trasporto aereo.

La situazione più critica si è registrata all’aeroporto Domodedovo, dove 16 voli sono stati cancellati e altri 43 spostati a causa della ridotta visibilità, inferiore ai 400 metri. Gravi disagi anche all’aeroporto Vnukovo, dove sette partenze e 14 arrivi sono stati posticipati, e a quello di Sheremetyevo, dove le condizioni di visibilità, ancora discrete in mattinata, sono in costante peggioramento.

Secondo le ultime cifre ufficiali sono circa 600 i focolai ancora accesi nelle aree rurali a sud est di Mosca. Le autorità hanno consigliato a tutti i cittadini della capitale di lasciare la città per qualche giorno, dopo che i livelli di sostanze tossiche nell’aria hanno raggiunto soglie fino a cinque volte superiori a quelle normali e a causa della cappa nera sono attese nelle prossime ore temperature superiori ai 40 gradi.

Molti esperti hanno ammonito che respirare l’aria di Mosca equivale a fumare diversi pacchetti di sigarette a causa dell’enorme concentrazione di CO2. Oltre mille vigili del fuoco sono al lavoro per spegnere le fiamme che minacciano la base miliatre di Alabinsk, non lontano da Mosca, mentre altre centinaia continuano a lottare contro le fiamme al centro di ricerche nucleari di Sarov, 400 chilometri a est della capitale, dove i militari hanno abbattuto numerosi alberi per impedire il propagarsi dell’incendio e la situazione sembra ora sotto controllo.

I responsabili delle attività nucleari hanno dichiarato che gli esplosivi e il materiale radioattivo sono stati già allontanati dalla zona, ma tra gli abitanti è ancora forte il timore che le fiamme possano rilasciare nell’atmosfera le particelle radioattive assorbite dal terreno e dagli alberi della regione dopo l’esplosione della centrale di Chernobyl nel 1986.