Russia-Usa. Sì di Mosca al transito militare americano verso l’Afghanistan
06 Luglio 2009
di redazione
Mosca e Washington hanno concordato il transito di materiale e personale militare Usa in Afghanistan attraverso la Russia, tra l’altro con 4.500 voli l’anno. Lo hanno annunciato fonti della Casa Bianca prima della conferenza stampa congiunta tra i presidenti russo e Usa al Cremlino. L’accordo consentirà agli Usa di risparmiare fino a 133 milioni di euro l’anno.
Nel frattempo si mantiene alta la tensione nel Paese. Un portavoce della Forza di assistenza alla sicurezza (Isaf) ha annunciato oggi che quattro soldati della Nato sono rimasti uccisi nell’esplosione di una bomba nel nord dell’Afghanistan. Un soldato britannico è invece rimasto ucciso domenica in un’esplosione nel sud dell’Afghanistan, il terzo a perdere la vita in 24 ore nel quadro dell’ampia offensiva in corso contro i talebani. Lo stesso ministero britannico della Difesa ha confermato la notizia. "È con grande tristezza che il ministero della Difesa deve confermare che un soldato del battaglione delle Welsh Guards è rimasto ucciso in un’esplosione", riferisce un comunicato diffuso domenica sera dal ministero a Londra. Si tratta del quinto soldato britannico ucciso dall’inizio dell’operazione Panchai Palang, lanciata il 23 giugno dall’esercito britannico presso Gereshk, nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan.
Inoltre, un attentato dinamitardo suicida compiuto questa mattina all’aeroporto di Kandahar ha ucciso due persone e ferito altre 16. Un minibus carico di esplosivo è stato fatto saltare in aria all’ingresso dello scalo, dove vengono effettuati i controlli per la sicurezza sui mezzi in entrata. Secondo quanto è stato reso noto, all’esplosione è seguito uno scontro a fuoco tra militari e militanti.
Ma non tutte sono cattive notizie. Questa mattina i sedici afghani che lavoravano per un’agenzia dell’Onu specializzata nello sminamento rapiti durante il week-end nella provincia orientale di Paktia, sono stati rilasciati. Lo ha confermato una fonte dell’agenzia delle Nazioni Unite spiegando che i rapitori "erano ladri e alcuni capi tribali" che l’agenzia stessa è riuscita a contattare, negoziando il rilascio dei lavoratori "senza che venisse pagato alcun riscatto".