Sacra Corona Unita. Arrestato il super-latitante Caramuscio
08 Marzo 2009
di redazione
Salvatore Caramuscio, latitante da sei mesi e inserito tra i cento ricercati più pericolosi, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce, in collaborazione con quella di Bari e della Polizia Scientifica, nel territorio di Canosa di Puglia (Bari).
Caramuscio, che ha 40 anni, risponde di omicidio, associazione di tipo mafioso, droga ed altro. È inoltre ritenuto responsabile di estorsione commessa durante la latitanza. Nel corso dell’operazione il latitante non ha opposto resistenza, complimentandosi con la polizia per la scientificità dell’azione.
Salvatore Caramuscio, di Surbo (Lecce), figura nella lista dei cento latitanti più pericolosi d’Italia secondo il ministero degli Interni. . Caramuscio è già stato condannato all’ergastolo per un omicidio compiuto nel 2003 e si ritiene che si sia mantenuto durante la latitanza con estorsioni.
Caramuscio era latitante da circa sei mesi, perchè dopo un periodo di latitanza era tornato in libertà nel settembre scorso per scadenza dei termini con un provvedimento adottato dai giudici dell’Aquila. Infatti, Caramuscio era detenuto in Abruzzo per l’uccisione – compiuta il 6 marzo 2003 – di Antonio Fiorentino, nel bar ‘Papayà che Fiorentino gestiva a Lecce.
La rimessione in libertà di Caramuscio provocò polemiche quando fu adottata perchè – secondo la procura salentina – sarebbe stata fatta per un errore nel calcolo della scadenza dei termini della custodia cautelare. Al momento della scadenza dei termini sarebbe già stato infatti esecutivo il provvedimento della Corte d’Appello di Lecce che ripristinava, come era stato chiesto dalla Procura, la misura cautelare per l’omicidio Fiorentino.
Appena liberato, Caramuscio non si presentò in questura entro le 24 ore, così come era prescritto nel provvedimento dei giudici abruzzesi e si diede alla latitanza. Sulle polemiche seguite alla scarcerazione di Caramuscio il procuratore distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, tenne nel novembre scorso una conferenza stampa nella quale spiegò che, scaduti i termini della carcerazione preventiva per l’omicidio, Caramuscio continuava a restare in carcere, a L’Aquila, dovendo scontare una condanna definitiva per altri reati. "I tempi avrebbero consentito di arrivare alla definitività della sentenza per gli omicidi di mafia – ha detto ancora – ma a creare lo spazio per la scarcerazione è stata la libertà anticipata concessa dal Tribunale di sorveglianza abruzzese, che non ha tenuto conto della segnalazione della Procura di Lecce sulla pericolosità del soggetto". Dalla fine di settembre, poi, divenne esecutivo il provvedimento della Corte d’Appello di Lecce che ripristinava, come richiesto dalla Procura, la misura cautelare per l’omicidio Fiorentino.