Sarkozy e il ritorno allo spirito del gollismo

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Sarkozy e il ritorno allo spirito del gollismo

06 Giugno 2007

conversazione con Gaetano Quagliariello

Nicolas Sarkozy è appena stato eletto e già in Italia si organizza un convegno su di lui. A promuoverlo è la Fondazione Fare Futuro, la nuova realtà culturale nata nell’ambito della destra italiana, che al nuovo presidente della repubblica francese ha dedicato una giornata di studi e dibattito. Sarkozy apre una nuova era. Ha rifondato la politica e la destra francese. Si ripromette di riformare la Francia e l’Europa. E tutto questo, secondo gli organizzatori, non può non avere una ricaduta politica sul centrodestra italiano. Per questo merita una discussione aperta proprio in un momento in cui il centrodestra italiano, e la destra in particolare, vanno alla ricerca di una identità più definita. Gaetano Quagliariello – che del fenomeno Sarkozy è stato uno dei primi studiosi e che recentemente ha pubblicato un libro per i tipi di Rubbettino sul passaggio da Chirac a Sarkò (La Francia da Chirac a Sarkozy) – ha aperto i lavori del convegno con un intervento sulla tradizione storica del sarkozismo. Partiamo da qui per capire in quale solco si colloca la nuova politica francese.

 “La domanda che mi è stata posta dagli organizzatori del convegno è se in questa fase storica la Francia si trovi a vivere il passaggio dal gollismo al sarkozismo. Una domanda assolutamente legittima, dal momento che Nicolas Sarkozy succede a un presidente gollista, anzi, al presidente che ha storicamente segnato il ritorno dei gollisti all’Eliseo dopo 21 anni (dopo un settennato di Giscard d’Estaing e due di Mitterand). E dal momento che Sarkozy ha vinto le elezioni utilizzando il tema della “ropture”. Ma quella ropture si riferisce non al gollismo ma alla Francia di Chirac”. Perciò ci troviamo di fronte non al passaggio dal gollismo al sarkozysmo ma al tramonto del gollismo impersonato da Chirac e al conseguente ritorno allo spirito del gollismo degli anni ’58-’59, della fase cioè subito successiva al ritorno al potere del Generale e a quella della edificazione della V Repubblica.

 “Del resto, come sosteneva André Malraux il gollismo non è un’ideologia. La forza di Marx, l’infantilismo della nostra epoca di fronte alla scienza hanno portato a concepire la storia come una successione di ideologie. Ma il cristianesimo non è stato definito da san Tommaso, e i sentimenti contagiosi di Péguy non si sarebbero potuti esprimere attraverso una filosofia. Con ciò Malraux intendeva affermare insieme la natura mitica del gollismo e il fatto che le ideologie fossero destinate ad essere superate. Non casualmente affermò anche che il XXI secolo sarebbe stato “il secolo delle religioni”. Affermazione che oggi sembra essere quasi una profezia”.

 Il gollismo è piuttosto una filosofia dell’azione, “fondata su pochi principi imprescindibili, che ha per epicentro l’interesse della nazione concepito nell’orizzonte aperto dei rapporti internazionali”. Questo movimento però si radica a destra “per la volontà del generale di unire tutta la storia della Francia, una volontà che lo porta a porsi in aperta antitesi nei confronti di quella ideologia nazionale in auge al tempo della III Repubblica che aveva nel laicismo e nei principi del 1789 il suo epicentro e che si era radicata negli anni della Terza Repubblica”. Ma si radica a destra anche perché il Generale ritiene in qualche modo necessario istituzionalizzare il suo carisma. “In campo istituzionale questa volontà di rinnovamento lo porta a prescindere dal parlamentarismo debole alla francese e a traghettare il sistema politico della Francia, con l’istituzione della Quinta repubblica, verso un sistema che impone la centralità dell’esecutivo.

Questa collocazione politica si rafforzò poi nel momento del passaggio da De Gaulle ai suoi successori, quando la necessità di istituzionalizzare il carisma portò al contempo ad istituzionalizzare lo scontro bipolare al momento delle elezioni a suffragio universale del Capo dello Stato. E così prima Pompidou poi Chirac e oggi Sarkozy sono stati eletti dal popolo sovrano contro il candidato della sinistra”.

 In questo scenario Chirac ha operato uno strappo rispetto al passato. In che modo? “In ambito interno attraverso il rilancio ideologico dell’assimilazionismo acritico, senza cioè una comprensione critica di come esso e il multiculturalismo (che gli è cugino) fossero falliti; in ambito europeo sostenendo l’ideologizzazione del discorso europeo, che ha stravolto tutte le cautele che il Generale aveva mantenuto nel suo confronto a distanza con Monnet; nell’ambito dei rapporti transatlantici, esasperando il confronto con l’America fino al punto da cedere all’antiamericanismo ideologico; nei confronti della politica mediorientale, dove sarebbe stato necessario “svoltare” ha invece continuato nei binari della tradizione, senza interrogarsi intorno al bisogno di fuoruscirne; infine, cedendo al pensiero unico in nome del rassemblement, che ha finito per alimentare disaffezione dalla politica e un sentimento di declino”.

E contro questa deriva che Sarkozy ha reagito. “Come ha chiarito nel suo discorso d’investitura, non l’ha fatto contro il gollismo ma in nome del gollismo del Generale de Gaulle. Ha preso posizione per la riammissione delle religioni nell’ambito della vita civile; ha affrontato il problema delle banlieue riaffermando l’intangibilità dello stato di diritto; ha liquidato il trattato europeo e la sua dimensione pedagogico-ideologica, richiedendo un’Europa light non soggetta all’obbligatorietà dell’asse franco-tedesco (ricercandone un riequilibrio nel Mediterraneo); ha spazzato via con una foto ogni residuo di antiamericanismo, senza per questo abbracciare un americanismo acritico; ha fatto capire di voler rinnovare il discorso mediorientale della Francia (è questa la novità più rilevante rispetto al gollismo storico); ha rilanciato la sfida della modernizzazione, adeguandola empiricamente alle esigenze del XXI secolo”.

 Lo si può chiamare come si vuole. Ma questo per me non è sarkozysmo. E’ una versione di una filosofia dell’azione adeguata a un nuovo carisma. E’ il gollismo che, in tal modo, dimostra come, per le sue caratteristiche intrinseche sia riuscito a sopravvivere all’era delle ideologie.