Scontrino “omofobo”, quando il rimedio è peggiore del male
26 Agosto 2014
di redazione
Senz’altro una frase greve, quella scritta dal cameriere di un ristorante di Maruggio, nel tarantino, sullo scontrino consegnato a dei clienti omosessuali. Ma per la serie il rimedio è peggiore del male, che fa il titolare della pizzeria pur riconoscendo "l’errore"? Licenzia il cameriere.
E’ il ‘metodo americano’, di cui ha fatto recentemente le spese il Ceo di Mozilla, anche lui "fired" perché aveva osato sostenere con una donazione una campagna favorevole alla famiglia tradizionale. Nel nostro caso si lascia in mezzo a una strada un lavoratore (certamente non un campione di simpatia) per timore della pressione che il "politically correct" potrebbe esercitare sulla propria attività imprenditoriale.
Per inciso, negli Usa alcuni siti gay hanno preso le distanze dal licenziamento del manager, dicendo basta a un sistema per cui gli stessi omosessuali rischiano di passare da perseguitati a persecutori.
Poi c’è il ‘metodo inglese’ o europeo: ti faccio causa per diffamazione con l’aggravante della omofobia. Ma la frase scritta dal cameriere, ripetiamo, sgradevole, potrebbe essere considerata di per sé un reato? Una opinione che produce una vera discriminazione? Tutto ciò sarebbe lasciato alla discrezionalità di un giudice, tanto per cambiare.
Viene da chiedersi: ma i commenti e apprezzamenti che le donne devono sovente subire per strada o magari sedute proprio al tavolo di una pizzeria non sono altrettanto antipatici e insopportabili? Eppure nessuno di sognerebbe di licenziare il maciste di turno.