Scontro su Berlusconi in Senato. Pd, Idv e Udc si coalizzano
17 Giugno 2008
di redazione
"Certamente darò lettura della lettera indirizzata dal Presidente del Consiglio a questa presidenza. E’ prassi, anzi è obbligo darne lettura in aula trattandosi di un atto ufficiale". Comincia con queste parole del presidente del Senato Renato Schifani la corsa parlamentare del decreto sicurezza, che stamattina è approdato nell’aula di palazzo Madama per quella che, secondo colui che siede nello scranno più alto, è stata una "seduta vivace".
Mai previsione fu più azzeccata: i senatori dell’opposizione, infatti, hanno dato vita a una forte protesta nel sentire le parole scritte dal premier, protesta che è poi stata portata avanti con una serie di interventi molto duri, culminati con quello di Emma Bonino che ha chiesto il non passaggio all’esame dell’articolato del disegno di legge di conversione del decreto. A scaldare gli animi dei senatori di opposizione, poi, ha anche concorso la presentazione in aula dell’emendamento che prevede l’utilizzo di 3000 soldati nelle città come agenti di pubblica sicurezza, illustrato ieri dal ministro della Difesa Ignazio La Russa.
E’ stata però la norma "salva-premier" la protagonista indiscussa della mattina del Senato: le opposizioni hanno esposto in aula cartelli con scritto "impunità per il premier, tolleranza zero per gli altri" per denunciare il blitz di Berlusconi e Bonino ha presentato una richiesta di ‘non passaggio al voto’ sugli articoli del decreto legge sulla sicurezza. "Questo decreto – ha detto Bonino- non è lo stesso di cui hanno discusso le commissioni e che è stato firmato dal presidente della Repubblica. In esso, surrettiziamente, sono state introdotte norme che sono totalmente estranee alle materia della sicurezza".
Il riferimento di Bonino è chiaramente alle norme che sospendono i processi per reati "non gravi" commessi prima del 30 giugno 2006, definite "norma salvapremier". Alla sua richiesta si sono aggiunte quelle di numerosi senatori, che hanno cercato di dar man forte alla vicepresidente del Senato, palesando una "prima forma di ostruzionismo" al passaggio del decreto. Tutto inutile: prima della pausa, infatti ,l’aula del Senato ha respinto la richiesta di Bonino con 159 voti contrari, 122 sì e favorevoli e 3 astenuti. Questa è stata l’unica votazione della mattinata, mentre il lavoro in aula è ripreso alle 17. Nel frattempo, Schifani ha convocato alle 16 la conferenza dei capigruppo del Senato per definire l’ordine dei prossimi lavori. Nell’incontro è stato deciso che le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento avranno luogo martedì 24 giugno a partire dalle 11. Entro domani alle 20,30, quindi, dovrà essere conclusa la trattazione degli emendamenti.
Lo scontro su Berlusconi e la reazione delle opposizioni sono comunque molto forti anche fuori da palazzo Madama. "Il clima per le riforme ora non è positivo – dice ad esempio Massimo D’Alema, che proprio sulle riforme ha riunito questa mattina alla sua fondazione ItalianiEuropei le opposizioni – a causa dell’iniziativa del premier Berlusconi". "Ora si capisce perchè l’Udc non fa parte della maggioranza. Mi auguro – dice il leader centrista Pier Ferdinando Casini, protagonista con D’Alema del semninario – che il governo rifletta e non vada avanti con le forzature ma ritiri l’emendamento. Sono disponibile a riconoscere le cose buone che Berlusconi fa, ma le iniziative degli ultimi giorni sono dissennate, anche se non devono attenuare il dialogo necessario sulle riforme".
"Il Pd – avverte di contro il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Ciocchitto – deve scegliere se cavalcare l’uso politico della giustizia, seguendo la forcaiola Idv, o tornare invece alla normalità. Si rischia di portare la vita politica indietro di molti anni. I toni arroganti non giovano. Il Pd in Sicilia ha subito una disfatta: dovrebbe far riflettere Veltroni".
fonte: APCOM