Scuola, PA, handicap: qualsiasi crociata va bene purché freni il Cav.
20 Ottobre 2008
La sinistra riesce sempre ad individuare dei temi sui quali promuovere delle crociate contro il governo. Si avvale di tanta violenza e finto ‘sdegno morale’ da fare breccia sovente anche nel fronte avversario.
E’ il caso della scuola, ad esempio. A chi scrive è capitato negli ultimi giorni di ricevere delle e-mail di persone che si dichiaravano elettori del centro destra, ma che protestavano contro il decreto Gelmini e contro le norme di buon senso che vi sono contenute. A proposito della squallida difesa del "maestro triplo" nella scuola elementare sarebbe bene – sia detto per inciso – che il ministro Gelmini andasse a rileggere e a rendere noto quanto scrisse a suo tempo la Commissione sulla spesa pubblica, la quale non ebbe alcun dubbio nel certificare che quel provvedimento rispondeva soltanto a problemi di sistemazione di organici scolastici non certo ad esigenze didattiche. E magari sarebbe il caso di ricordare che, con la Finanziaria del 2007, il governo Prodi "tagliò" 47mila posti nella scuola tra personale docente ed ATA.
Anche al ministro Brunetta consiglieremmo di ripubblicare il libro verde sulla spesa pubblica, varato, con poco successo, da Tommaso Padoa Schioppa nel settembre del 2007; così tutti si renderebbero conto che il "cattivo" non è lui.
L’ultima aggressione scandalistica è avvenuta la scorsa settimana alla Camera, durante il voto sul ddl collegato 1441-quater. E’ stata una vera e propria imboscata, meditata e costruita a tavolino, che ha avuto di mira un emendamento del governo (ovvero del ministro Brunetta) contenente alcune modifiche della legge n.104 del 1992 a tutela delle persone con handicap. Per altro il Comitato dei 9 (chi scrive è relatore del provvedimento) non aveva ancora esaminato i sub-emendamenti dell’opposizione; pertanto non era ancora chiara la formulazione che l’Assemblea avrebbe poi esaminato. Ma l’attacco è venuto ugualmente al grido "il governo vuole abolire la gloriosa legge 104 !".
Ma procediamo con ordine partendo dal merito del problema. La legge in parola consta di ben 37 articoli che affrontano tutti gli aspetti della tutela del handicap (dalla scuola, all’inserimento al lavoro, al superamento delle barriere architettoniche e quant’altro). L’emendamento del governo riguardava un solo articolo (il 33) in cui sono disciplinati i permessi retribuiti (e coperti da contribuzione figurativa) riconosciuti ai parenti per l’assistenza prestata ai soggetti in grave situazione di handicap. L’obiettivo del governo era quello di limitare gli abusi (oggi il vincitore di concorso pubblico che ha un nonno convivente invalido ha diritto di scegliere la sede di lavoro per prestare assistenza al parente). A dire il vero il governo non si è presentato all’appuntamento (sicuramente delicato) nelle migliori condizioni di lucidità, tanto che l’emendamento è stato ritirato ben due volte. Sorge persino il dubbio in chi ha seguito l’intera vicenda che gli estensori dell’emendamento non avessero letto con attenzione il testo dell’articolo 33, tanto da determinare una situazione con tratti paradossali: il governo rischiava di allargare, anziché restringere, le maglie della disciplina, ma nello stesso tempo si sottoponeva a critiche feroci dell’opposizione. La terza formulazione, però, teneva conto di molte osservazioni ragionevoli dell’opposizione. In che cosa consistevano i cambiamenti ? Venivano meglio definite le condizioni richieste per estendere il diritto alle ore di permesso ai parenti entro il terzo grado, ma soprattutto veniva introdotta la decadenza dal diritto in caso di abusi ed era istituito un sistema di monitoraggio e di controllo. Dove stava, dunque, lo scandalo? Ma l’opposizione ha recitato la sua parte, anche se non è onesto avvalersi del dolore delle persone per condurre una battaglia politica.
Sconvolgente è stato, invece, lo sbandamento della maggioranza, soprattutto tra i parlamentari di AN appartenenti alla Destra sociale. Analogo sbandamento si è avuto nelle stesse ore sulla norma che sanciva, in via programmatica, la ‘specificità’ contrattuale degli appartenenti alle forze armate e dell’ordine. A fronte dei rilievi della Commissione Bilancio, il Comitato dei 9, d’accordo con il governo, aveva riformulato un testo accettabile che sarebbe stato approvato in pochi minuti. Ma anche in quel caso la maggioranza è implosa. Sono cominciate a sbocciare testi che in breve tempo venivano travolti a causa del parere contrario della Commissione Bilancio. Fino a quando non si è tornati alla formulazione originariA del relatore. Intanto, però, un disegno di legge che poteva essere approvato la scorsa settimana è slittato a questa.