Se l’Iran boicotta i mondiali di nuoto per antisemitismo

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Se l’Iran boicotta i mondiali di nuoto per antisemitismo

28 Luglio 2009

Mohammed Alirezaei ha 24 anni, è un nuotatore iraniano e ieri ha boicottato la batteria dei 100 rana dei Mondiali di Roma pur di non trovarsi nelle stesse acque con l’israeliano Mickey Malul, inserito nella stessa lista di partenza. I dettagli ancora non si conoscono ma Alirezaei, molto probabilmente dopo essersi consultato con la sua delegazione, si sarebbe semplicemente rifiutato di presentarsi a bordo vasca. A riferirlo è il giornale “Yediot Ahronot” di Tel Aviv, ma la notizia ha tutto il sapore della verità, dati i precedenti.

Sì, i precedenti. Perché qualcosa di simile era già accaduto alle Olimpiadi di Pechino dello scorso anno, quando, in occasione delle qualificazioni dei 100 rana, lo stesso atleta iraniano non aveva accettato di gareggiare al fianco di un altro rivale israeliano, Tom Beeri, denunciando un improvviso, quanto sospetto, attacco di appendicite neanche mezz’ora prima della gara.

Del resto, non ci sarebbe da stupirsi. Basta tornare indietro di poco con la memoria per rileggere storie di questo genere. Alle Olimpiadi di Atene 2004, per esempio, il judoka iraniano Arash Miresmaeili, uno dei favoriti per la vittoria finale nella sua categoria, si rifiutò di affrontare l’israeliano Ehud Vaks in un turno preliminare e venne quindi eliminato. Pochi ricorderanno però che, tornato in patria, venne accolto come un eroe e premiato con 115mila dollari dal regime iraniano.

Gli atleti iraniani continuano a partecipare alle competizioni internazionali per poi tirarsi puntualmente indietro quando devono affrontare gli israeliani, molto spesso con la scusa della solidarietà verso il popolo palestinese. Va menzionata la storia di Ashkan Dejagah’s, il calciatore di origini iraniane dell’Under 21 tedesca, che nel 2007 si rifiutò di scendere in campo contro la squadra israeliana spiegando che “Nelle mie vene scorre sia sangue tedesco che iraniano”. Una frase che a sentirla mette ancora i brividi.

A casa nostra quello a cui si è assistito ieri a Roma si chiama razzismo e nulla ha a che fare con lo sport e la sana competizione tra atleti. E, proprio perché antisportivo, un comportamento di questo genere andrebbe sanzionato e pure pesantemente nelle sedi opportune (la Fina si pronuncerà oggi in merito), magari penalizzando la delegazione di appartenenza, come avviene con le squadre di calcio, o con la esclusione degli atleti dalle competizioni internazionali (soprattutto se recidivi).

Per fortuna non ci sono solo le appendiciti antisemite. Ieri, sempre a Roma, il 17enne nuotatore iracheno Saif Alaslam al-Saadi si è presentato regolarmente ai blocchi della batteria di 100 metri dorso. Si è tuffato e ha gareggiato senza problemi con l’avversario l’israeliano Itai Chammah, che nuotava nella corsia accanto. La speranza che forse in Medio Oriente qualcosa stia cambiando.