Senatori Pdl smentiscono ribaltoni o governi tecnici
05 Ottobre 2010
di redazione
Ribaltoni e governi tecnici? No, grazie. I senatori del PdL indicati dal Foglio come "irrequieti" e pronti a sostenere esecutivi diversi da quello attuale o farsi attrarre da maggioranze alternative, smentiscono. Interpellati da L’Occidentale, quotidiano online della Fondazione Magna Carta, confermano la loro fedeltà al partito di appartenenza e al presidente Berlusconi. Ecco le loro dichiarazioni.
CARLO SARRO. "Sono stato tra i fondatori di Forza Italia nella mia provincia, e dal ’94 ho sempre con convinzione seguito il presidente Berlusconi. E’ a dir poco fantasiosa la notizia che mi indica come senatore ‘irrequieto’; sono culturalmente oltreché politicamente contrario ad ogni forma di ribaltone, maggioranze tecniche o pasticci simili. Sono convintamente nel PdL, lavoro benissimo all’interno del gruppo senatoriale guidato da Gasparri e Quagliariello e soprattutto, oggi come ieri, condivido incondizionatamente l’azione politica del presidente Berlusconi".
COSIMO IZZO. "Non posso nemmeno immaginare quale sia stata la fonte. Se il Foglio non fosse organo di grande serietà, avrei pensato ad uno scherzo di carnevale fuori tempo. Sono vicepresidente del gruppo PdL, ne sono onorato e orgoglioso e non prenderei mai una decisione in dissidio con il gruppo, con i capigruppo Gasparri e Quagliariello e, innanzi tutto, con il presidente Silvio Berlusconi".
VALERIO CARRARA. "Trasformismi, ribaltoni e strane alchimie non avranno il mio consenso. Sono e resto convintamente nel PdL, fedele al presidente Berlusconi, al gruppo parlamentare al quale mi onoro di appartenere e al mandato che ho ricevuto dagli elettori.
FEDELE SANCIU. "Trovo assurdo che per l’ennesima volta venga fatto il mio nome, essendo io coordinatore provinciale già di Forza Italia e oggi del PdL, presidente della Provincia di Olbia-Tempio, roccaforte del PdL in Sardegna, senatore della Repubblica nominato dal presidente Berlusconi. Essere additato come persona che farebbe parte di un gruppo che trama per modificare gli equilibri mi offende profondamente, anche perché sono noto per la mia lealtà e impegnato quotidianamente nel diffondere e radicare il progetto PdL nel mio territorio e ai vari livelli. Pertanto prendo totalmente le distanze, lasciando perdere la politica dei politicanti e identificandomi con il progetto di rinnovamento, modernizzazione e bipolarismo del presidente Berlusconi".
GIACOMO SANTINI. "Il fatto di essermi trovato inserito in un elenco di senatori presunti ‘irrequieti’ ha finito per inquietarmi davvero. Non solo io sono sereno, ma da sempre fedele al mio mandato parlamentare e al mio partito che rimane il PdL. Non appartiene nemmeno alla mia fantasia l’idea di poter votare o sostenere un governo diverso da quello guidato da Silvio Berlusconi. Non ho mai parlato con il giornalista che firma l’articolo, né ho mai dato modo insieme ai colleghi che vengono citati di immaginare una qualsiasi coalizione tra noi".
PIERGIORGIO MASSIDDA. "Non ho nascosto a un giornalista di agenzia che mi ha chiamato oggi il mio malessere nei confronti del partito. Ciononostante, non parteciperei mai a un governo di ribaltone contro il presidente Berlusconi".
VANNI LENNA. "Con riferimento all’articolo di oggi pubblicato sul quotidiano ‘Il Foglio’, smentisco categoricamente ogni allusione ad un mio ipotetico sostegno ad un governo cosiddetto tecnico. Rimango convinto del progetto politico del presidente Berlusconi, che ho sempre condiviso dai primi momenti della sua discesa in campo, considerando anche che per diversi anni ho svolto il ruolo di Coordinatore regionale del Friuli Venezia Giulia di Forza Italia. Per questo continuerò il mio impegno politico e parlamentare all’interno del gruppo del Popolo della Libertà del Senato".
ESTEBAN JUAN CASELLI. “Mai sosterrò un esecutivo tecnico. Io sosterrò sempre e solo il presidente Berlusconi, unico leader nel mondo. E la possibilità di un governo tecnico è una cosa totalmente infondata e se alcuni senatori vi pensassero significa che non sono senatori che stanno all’altezza del governo Berlusconi e che se pensano a fare una cosa del genere è perché vogliono in cambio qualcosa. L’unico che può uscire da questa crisi politica è il presidente Berlusconi e se accadrà qualcosa al governo Berlusconi saranno responsabili tutti quei senatori e deputati che hanno appoggiato la sua ipotetica caduta. Ma questo lo escludo totalmente perché il presidente Berlusconi resterà alla guida dell’esecutivo essendo stato eletto dalla maggioranza degli italiani e dalla maggioranza degli elettori che vivono fuori dall’Italia”.
ENRICO MUSSO. "Il Foglio mi annovera in un elenco di senatori definiti ‘nervosi’ e ‘irrequieti’ (e io personalmente anche ‘ribelle’) i quali sarebbero parte di ‘un’ipotesi di complotto’ collegabile, par di capire, a un accordo Fini-magistrati e agli attacchi dei ‘giornaloni’. Pur non sentendomi minimamente nervoso, vi riconosco la più ampia discrezionalità nella scelta degli aggettivi con cui descrivere alcune mie dissociazioni dagli orientamenti del PdL. Debbo invece informarvi che collegare il mio nome a complotti, ribaltoni, accordi coi magistrati e con i grandi quotidiani è una colossale panzana".
MASSIMO BALDINI. “L’unico dubbio che non ho è che sono nato con Berlusconi e intendo morire politicamente con Berlusconi. Per una questione di coerenza e di lealtà nei suoi confronti. Io sono berlusconiano dal ’94 e non potrei mai e poi sostenere iniziative ribaltoniste. Tuttavia sto vivendo un disagio ed è tutto rivolto alla conduzione del partito. Considero la formula del triumvirato inadeguata e paralizzante, non costituisce un punto di riferimento per nessuno. Per questo dico che occorre superarla rapidamente e procedere alla nomina di un coordinatore unico che abbia capacità politiche, sensibilità, capacità di ascolto e di confronto. Al Senato colgo questo disagio in tanti altri miei colleghi, che non è disagio nei confronti di Berlusconi ma sul modo in cui viene gestito il partito”. E alla domanda se ritiene verosimile l’ipotesi di una pattuglia di senatori pronti a sostenere un governo tecnico, Baldini risponde: “Non so dire. Se dovessi fare una previsione, penso sia un pericolo che esiste proprio per il disagio che molti colleghi provano nei confronti del partito dal quale si sentono scollegati e che avvertono spesso come un soggetto ostile. Ritengo che bisogna mettere mano al partito perché può essere uno strumento di elaborazione che rafforza l’attuale maggioranza e uno strumento importante per rendere più forte il governo”.
PAOLO AMATO. “A me non piacciono i ribaltoni. Noi abbiamo avuto un mandato dagli elettori e dobbiamo essere leali nei loro confronti e verso il presidente Berlusconi. Non mi piacciono neppure le liste dei ‘sospettati’ perchè ricordo al garantismo ideologico del Foglio che a dire che il sospetto è l’anticamera di tante altre cose è stato un gesuita che fu tra i più accesi giacobini della prima repubblica. Il problema del disagio di molti parlamentari, tra i quali il sottoscritto, nasce dal partito che è gestito male e non fa niente per sostenere realmente il governo e allargare il consenso intorno all’esecutivo. Un partito che poi, sul territorio, pratica la logica dell’esclusione anziché lavorare all’inclusione come sarebbe logico in un partito che aspira ad essere il più grande partito europeo dei moderati. Detto questo, al presidente Berlusconi chiedo di intervenire sul partito perché il disagio di molti parlamentari non nasce dall’azione di governo ma dalla totale inazione del partito. C’è una grande differenza tra il disagio di molti parlamentari oggi e quello dei parlamentari ai tempi del governo Prodi. Allora erano le contraddizioni, i limiti del governo che si riservavano sulla maggioranza; qui invece sono i limiti del partito che si riversano sulla maggioranza”. Sul rischio in base al quale dai senatori Pdl potrebbe arrivare un sì al governo tecnico, Amato dichiara: “Vedo un rischio reale e potrei anche aggiungere che probabilmente certe sorprese potrebbero arrivare proprio da coloro che non sono nominati da Il Foglio”.
FERRUCCIO SARO. “Ho già espresso al presidente Berlusconi la mia tesi: occorre cercare di salvaguardare la legislatura per l’impegno assunto con gli elettori. Per questo è opportuno rifare un’intesa nei modi e nelle forme nuove tenendo presente l’iniziativa dei finiani: è questa la via maestra per garantire stabilità. Sono convinto che gran parte di coloro che si riconoscono nei gruppi finiani hanno posizioni moderate e non vogliono sfasciare tutto. Se questa strada non viene percorsa, ho la sensazione che al di là dei nomi che sono circolati sul Foglio, c’è un pericolo e cioè che di fronte a una crisi di governo c’è un’area di profondo malessere nel Pdl che potrebbe essere disponibile a sostenere un eventuale governo di transizione. Penso soprattutto a coloro che non hanno prospettive per il futuro. Io ho fatto questo ragionamento al presidente Berlusconi, ho un rapporto personale con lui. Una delle cose che mi auguro è che tutti gli dicano la verità su come stanno le cose e non succeda come quando è stato fatto passare che il gruppo dei finiani era composto da quattro gatti o che c’erano i numeri per arrivare alla soglia di 316 alla Camera”. Sull’ipotesi avanzata da Bocchino secondo il quale in Parlamento si potrebbe creare una maggioranza trasversale per cambiare la legge elettorale con il sostegno anche di alcuni parlamentari Pdl, Saro è scettico: “Se rimane il governo Berlusconi credo che la legge elettorale non verrà toccata. Può diventare la motivazione di un eventuale governo di transizione ma se resta lo status quo, se si torna a riprendere un dialogo tra le forze di maggioranza non credo ci sarà all’ordine alcuna modifica della legge elettorale”.
CARLO GIOVANARDI. “Non sono fra quelli disponibili ad appoggiare un governo tecnico, ma sono uno di quelli che dice ‘attenzione, il rischio c’è’. E questo perché vedo, parlo con i colleghi e capisco che ci sono coloro che questa disponibilità l’avrebbero. Di fronte all’ipotesi del voto anticipato, ammesso che sia un’ipotesi plausibile, i colleghi si interrogano su quale tipo di scenario si potrebbe configurare, magari con la Lega che vuole le elezioni e loro non vogliono certo farsi trascinare al voto dal Carroccio. Piuttosto che l’incerto meglio conservare il certo, tanto più che i numeri della maggioranza ci sono e Berlusconi al Senato e alla Camera ne ha presi di più di quelli che già aveva. A me il dibattito di questi tre giorni non solo pare surreale ma offensivo nei confronti del presidente Berlusconi che una manciata di giorni fa è andato a Montecitorio e Palazzo Madama a illustrare i punti programmatici dell’agenda di governo. E tre giorni dopo che succede? Siamo ancora qui a ipotizzare scenari? Perché? Cosa è successo nel frattempo?”.