Somalia. La Sharia diventa legge: il Parlamento l’approva all’unanimità
18 Aprile 2009
di redazione
Il Parlamento somalo riunito a Mogadiscio ha oggi approvato all’unanimità, confermando la decisione governativa dello scorso 10 marzo, l’istaurazione della Sharia, la legge islamica, in tutta la Somalia. In una lettura, peraltro, moderata, e anche come prezzo politico per tentare di isolare l’integralismo islamico armato, legato ad al Qaida, molto presente sul territorio.
La proclamazione della Sharia era un impegno che aveva subito assunto il presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed quando era stato eletto, nella notte tra il 30 ed il 31 dicembre, a Gibuti, dopo un defatigante negoziato sotto l’egida dell’Onu, fortemente appoggiato dalle cancellerie occidentali e da quelle dei Paesi arabi moderati.
Una nuova leadership in cui molti vedono la prima flebile speranza per avviare la Somalia fuori dalla tragica guerra civile che dura da più di 18 anni e ha causato oltre 10.000 morti e milioni di profughi. L’impegno per la Sharia di Sheikh Ahmed, peraltro, aveva e ha una duplice lettura. Una è quella religiosa: il presidente è un convinto islamico, ed è stato a capo delle corti coraniche che hanno guidato quasi tutta la Somalia nella seconda metà del 2006, prima di esserne scacciate dall’intervento militare dell’Etiopia, conclusosi – lasciando dietro scie di sangue e cicatrici sociali enormi – solo nella seconda metà dello scorso gennaio.
Quindi alla Sharia crede completamente: ma la sua, come ha sempre più volte spiegato, è una lettura che gli osservatori definiscono moderata, mentre per i musulmani di quella tendenza altro non è che l’interpretazione corretta del Corano. Quella rigida e fanatica che predicano e applicano gli integralisti islamici è errata ed inaccettibile, ha più volte detto Sheikh Ahmed.
Il riferimento, con tutta chierezza, è agli Shabaab, il gruppo estremista ritenuto il braccio militare somalo di al Qaida, che controlla ancora buona parte del territorio somalo, in particolare centro e sud, ma anche parte dell’ovest, applicando con furore cieco la Sharia: lapidazioni di supposte adultere, taglio degli arti ai ladri, fustigazioni e via dicendo. Il che, peraltro, è lontanissimo dalla sensibilità somala: Paese massicciamente musulmano, ma sempre tollerante, allegro, basta vedere come sono vestite le donne. Certo, il capo velato (più o meno), ma abiti sgargianti, sorrisi cortesi.
La scelta del governo somalo, peraltro, non è solo religiosa. È anche il prezzo politico da pagare per alcune alleanze con gruppi molto potenti che altrimenti potrebbero appoggiare gli Shabaab. In particolare l’Hizbul Islam (Partito dell’Islam), e il Consiglio dei Clerici.
Intanto continua l’offensiva diplomatica per rafforzare il nuovo corso somalo. Domani Sheikh Ahmed sarà al Cairo. Giovedì l’Ue discuterà della Somalia, di cui molto, e con approccio positivo, si sta dibattendo negli Usa.