SOS! Come salvare la democrazia al tempo del Coronavirus. Parla Quagliariello
17 Marzo 2020
“Finora quella sull’operatività del Parlamento sembrava più una disquisizione politologica che un problema reale, ora non è più così e sottovalutare la questione sarebbe un errore gravissimo”.
Senatore Gaetano Quagliariello, in effetti la chiusura delle Camere determina l’assenza totale del Parlamento dalla gestione di questa crisi, ma forse gli italiani non l’hanno percepita perché in questo momento hanno altri problemi a cui pensare.
“Ed è giusto così. Ciò non toglie che il problema sia di primaria importanza”.
Cosa è cambiato rispetto a qualche giorno fa?
“E’ stato varato dal governo un decreto per l’emergenza economica che non solo non è condiviso ma è improntato a una chiara impostazione politica che non è la nostra, perché non tiene nella giusta considerazione il funzionamento e le esigenze dell’economia reale. Se di fronte a un provvedimento equanime si poteva pensare di salvare la forma del parlamentarismo rinunciando momentaneamente a una quota di sostanza, ora questa opzione – che io in ogni caso avrei giudicato pericolosa – non è nemmeno immaginabile”.
Dunque?
“Dunque non è più rinviabile il tema di come debba comportarsi il Parlamento in questa delicatissima fase per non rendersi strumento di contagio ma al tempo stesso impedire il blocco della funzionalità istituzionale e democratica. Tengo peraltro a sottolineare che questa esigenza è stata manifestata nei giorni scorsi da diversi colleghi di tutti gli schieramenti”.
Siamo al punto di dover considerare la salute e la democrazia come due elementi contrapposti?
“No, semplicemente vi sono due esigenze da conciliare. Da un lato i rappresentanti del popolo devono dare l’esempio ed evitare comportamenti sconsiderati: non si tratta di dimostrare più o meno coraggio personale, ma di non dare l’impressione che il rigore imposto ai cittadini sia derogabile e ancor più di evitare di contribuire alla trasmissione del virus. Allo stesso tempo bisogna prendere atto di una lacuna della nostra Costituzione, che a differenza di altri ordinamenti non prevede una disciplina delle situazioni emergenziali, e dunque trovare il modo di garantire il funzionamento degli organi costituzionali. Soprattutto, lo ripeto, in un momento in cui con l’adozione delle misure economiche si compiono scelte che riguarderanno anche il dopo e ciò sta avvenendo in maniera non condivisa”.
Nell’ultima votazione siete entrati per gruppi, ora qualcuno ipotizza il voto a distanza…
“Non mi convince nessuna delle due soluzioni, perché entrambe impediscono il contraddittorio che è l’essenza della democrazia”.
E allora? Volete ammalarvi tutti e dare un pessimo esempio ai cittadini? Non dimentichi che ci sono suoi colleghi già risultati positivi al tampone…
“Io credo che una soluzione ci sia. Individuiamo dei luoghi molto ampi, che a Roma non mancano, li si sanifichi e li si attrezzi per ospitare in sicurezza i lavori della Camera e del Senato, e si ricominci a operare fattivamente. Magari trovando anche soluzioni adeguate perché i parlamentari in quarantena possano votare e dare il loro contributo”.
Vale davvero la pena fare tutto questo ambaradan per un decreto che tanto passerà?
“Guardi, non solo vale la pena ma a tutti i costi va garantita l’operatività delle Camere. Altrimenti quando in un prossimo futuro Casaleggio tornerà a dire che il Parlamento è inutile, se ne avremo fatto a meno nel momento più difficile della storia della Repubblica sarà difficile dargli torto. E sarà troppo tardi per rimediare”.