Spagna, il voto locale premia i popolari e rimanda Zapatero
28 Maggio 2007
Alle 13.30 di oggi il Partito Socialista spagnolo pur ammettendo un “problema” nella comunità di Madrid, ha fatto un bilancio positivo del voto, contemporaneamente il leader del Partito Popolare, in una conferenza stampa tenuta in mattinata, ha dichiarato che il suo partito ha ottenuto i migliori risultati della sua storia. Queste dichiarazioni confermano il valore tutto politico di queste elezioni amministrative e regionali svoltesi a soli dieci mesi dalle prossime legislative.
La campagna elettorale lo aveva già dimostrato. La presenza ingombrante dei vertici nazionali dei due principali partiti aveva fatto passare in secondo piano i candidati locali ed anche i temi affrontati nella campagna elettorale erano ruotati intorno al dialogo con l’ETA e in particolare al legame esistente tra la Azione Nazionalista Basca (alleata dal 1979 al 2001 con Batasuna) e il braccio armato dell’organizzazione terrorista spagnola.
Ancor prima del voto colpiva l’assenza nei comizi di due argomenti che avevano invece occupato il dibattito politico dei mesi precedenti, quali un primo bilancio sui nuovi statuti d’autonomia (Andalusia e Catalogna) approvati nel corso di questa legislatura e la conseguenziale evoluzione del rapporto tra centro e periferia promossa dall’esecutivo Zapatero.
Il carattere più marcatamente nazionale assegnato a questa consultazione ha premiato i popolari. Il PP ha ottenuto il 35,65% dei consensi, seguito dal PSOE con il 34,96 %, mentre il rimanente 27,58% è andato alle altre formazioni.
La vittoria numerica sebbene con una percentuale risicatissima, meno dell’1%, ha rafforzato l’immagine del PP, il quale nella sola comunità di Madrid ha avuto mezzo milione di voti in più dei socialisti.
La soddisfazione di Rajoy va letta anche in termini di legittimazione della sua leadership all’interno del partito: questa è stata infatti la prima prova elettorale affrontata dal successore designato da Aznar, che, capovolgendo i sondaggi dei mesi scorsi, ha registrato un numero di consensi superiore a quello del partito di governo.
Tuttavia il vantaggio complessivo è di solo 160.000 voti e la difficoltà dei popolari a fare patti di governo post-elettorali dove non hanno avuto la maggioranza assoluta si rivela un primo segno di debolezza della loro vittoria.
Il Pp perde la maggioranza assoluta in Navarra e nelle Baleari oltre che l’amministrazione di tre province galleghe, feudo della destra spagnola ancor prima della nascita del Partito Popolare.
Il Psoe invece guadagna consensi nelle isole Canarie a scapito della coalizione regionalista. Il resto del panorama conferma appartenenze partitiche già consolidate. I popolari conservano La Rioja, Castilla y Leon, Murcia, la Comunità Valenziana, Madrid e le città autonome di Ceuta e Melilla. I socialisti conservano la maggioranza assoluta in Castilla la Mancha, la maggioranza relativa in Estremadura e probabilmente riusciranno a formare dei governi nelle Asturie e in Aragona con Izquierda Unida che con il suo 5, 47% dei consensi è sorprendentemente balzata al terzo posto delle preferenze tra i partiti nazionali.
In vista delle legislative del marzo 2008 il futuro è aperto.
Il Pp e il Psoe dovranno cercare di abbassare la soglia dell’astensionismo, ieri del 36,14%- 4 punti percentuali in più delle amministrative del 2003-e conquistare anche quel 27,58% oggi andato per lo più alle formazioni regionali.
Tuttavia quel quasi 1% in più di voti ottenuto dai popolari sembra essere un buon punto di partenza soprattutto se si considera che la crescita economica degli ultimi anni ha permesso ai socialisti di mettere in campo politiche ridistributive che hanno avuto un forte impatto sociale e che nelle previsioni interne del Psoe avrebbero dovuto avere una ricaduta in termini di consenso già da queste elezioni.