Strano trovarsi (quasi) d’accordo con Micromega….

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Strano trovarsi (quasi) d’accordo con Micromega….

Strano trovarsi (quasi) d’accordo con Micromega….

20 Giugno 2007

Nell’editoriale del prossimo numero di Micromega, il mesile diretto da Paolo Flores D’Arcais e di proprietà del gruppo Espresso, si parla della vicenda Unipol e delle intercettazioni che hanno visto protagonisti alcuni dirigenti DS e in particolare Massimo d’Alema. Neppure su Libero o sul Giornale i giudizi sono stati così severi e ben arogmentati. La richiesta del mensile della sinistra critica è chiara: D’Alema dovrebbe dimettersi…

Leggete, leggete….

DA MICROMEGA

Nei mesi scorsi più di un lettore si è fatto vivo per chiedere che
nella rivista si tornasse a dare più spazio alla politica. Quasi del
tutto e solo alla politica è dedicato in realtà questo numero
(cos’altro è, se non politica, anche il «Gesù» di Ratzinger?). Ma
probabilmente a molti lettori non basterà: intendevano politica in
senso stretto, dunque più spazio al partito democratico, al governo
Prodi, a cose del genere. Vorremmo farlo, talvolta. Ma ormai, e sempre
più, ci mancano le parole. Di fronte a ciò che ogni giorno il
centro-sinistra, nei suoi più alti esponenti, omette o fa, dichiara o
smentisce, non abbiamo parole.

Massimo D’Alema ha chiesto di essere intervistato dal telegiornale
più importante di Berlusconi (il Tg5 di Rossella), per poter dichiarare
di fronte a milioni di cittadini che a pensarci bene, e a rileggere i
testi delle sue telefonate con Consorte, non ci trovava nulla di
moralmente disdicevole (e nulla di penalmente rilevante, ça va sans
dire). Rileggiamole insieme, allora, quelle telefonate, forse il leader
maximo ha dimenticato qualcosa. Sta parlando con Giovanni Consorte: «Ho
parlato con Bonsignore… Dice cosa deve fare. Se uscire o restare un
anno… Se vi serve, resta… Evidentemente è interessato a latere in
un tavolo politico». «Chiaro» risponde Consorte, «nessuno fa niente per
niente».

Siamo così certi che i comportamenti a cui alludono in modo smaccato
queste frasi non abbiano un rilievo penale? Cosa vuol dire, da parte di
un finanziere, che è anche deputato (e anche pregiudicato, ma questo a
D’Alema, siamo certi, sembra moralmente e politicamente irrilevante, e
il nostro rilevarlo, anzi, fanaticamente giustizialista) essere
disposto a restare o andarsene in una combinazione finanziaria, secondo
i desiderata che gli comunicheranno D’Alema e Consorte, in cambio
(«nessuno fa niente per niente») di un tavolo politico a latere?
Chiunque legga senza pregiudizi pensa a una compensazione, a un
imprecisato (nei contenuti) ma inequivocabile (nel genere) do ut des
politico-finanziario. E se tale genere di scambio, qualora avvenga tra
un candidato e un cittadino, costituisce certamente reato, qualora
avvenga tra due deputati dei due schieramenti avversi e un finanziere
«in scalata», siamo certi che sia penalmente irrilevante?

Il cittadino senza pregiudizi si aspetta come minimo che la
magistratura indaghi e approfondisca, poiché proprio D’Alema (e proprio
nell’intervista al Tg5) ha vigorosamente ricordato che l’azione penale
è obbligatoria.
E se poi si scoprisse che il «fare qualcosa per qualcosa» (questo
significa «nessuno fa niente per niente»), e nella fattispecie qualcosa
di politico per qualcosa di finanziario, se riguarda i rappresentanti
della nazione non costituisce reato (in quindici anni di inciuci il
nostro codice penale e procedurale è stato ridotto a un colabrodo di
impunità), sarebbe moralmente (e politicamente) davvero irrilevante? Se
D’Alema questo pensa, vuol dire solo che ormai tra la sua sensibilità
morale e quella di un elettore democratico, anche il più avvezzo a
condividere con Machiavelli che la politica non si fa con i
paternoster, passa ormai un incolmabile abisso.
E aggiungiamo, che un ministro degli Esteri che nell’offrire passaggi
negli aerei di Stato ai giornalisti che per dovere d’ufficio lo devono
seguire, discrimina un quotidiano per «punirlo» di averlo criticato (è
successo con La Stampa di Anselmi), in una qualsiasi democrazia
anglosassone (ma forse europea) avrebbe già dovuto dimettersi. Qui
tanta indecenza fa appena notizia (del resto, perché i giornalisti
delle altre testate non sono immediatamente scesi dall’aereo per
solidarietà col collega?).

Ecco perché siamo senza parole. Negli Stati Uniti il braccio destro del
vicepresidente viene condannato a due anni e mezzo di carcere per una
sola menzogna di fronte a un magistrato, e il presidente della banca
mondiale deve alla fine dimettersi per un modesto favore fatto alla
propria amante. In Italia il governo di centro-sinistra, non pago
dell’indulto che ha reso immacolato quasi ogni crimine di
establishment, sta per approvare la mordacchia ai giornalisti che
vorranno ancora informarci.
A Ballarò, il non certamente progressista Luttwak definisce tale legge
«fantastica», nel senso che negli Usa non sarebbe neppure immaginabile,
e ricorda che in quel paese (a chiacchiere osannato e sviolinato da
tutti i nostri politici) i giornalisti le inchieste (scomodissime per i
politici, come più di un Presidente sa) le fanno prima dei magistrati.
Ma il governo Prodi è troppo impegnato a varare la «riforma» Mastella
contro la giustizia (con Rifondazione che nell’aggredire l’autonomia
della magistratura sembra voler disputare la «pole position» a Ds e
Margherita), e ovviamente a essere più «americano» di Berlusconi quando
si tratta di rapimenti illegali (roba da ergastolo) e di basi militari
nel centro di Vicenza (per non parlare della difesa perinde ac cadaver
del generale Pollari e di tutti i suoi amici).

Nella più che secolare storia della sinistra italiana non è dato
ricordare un solo momento in cui i suoi dirigenti siano stati
altrettanto disprezzati da elettori e militanti.
MicroMega