Sul caso Mele, Quagliariello (Fi): “La morale non diventi moralismo”
31 Luglio 2007
di redazione
“Abbiamo appena distrutto il mito del partito degli onesti, cerchiamo di non trasferirne l’essenza a livello dei singoli individui”. E’ quanto afferma il senatore Gaetano Quagliariello (Fi), intervenendo nel dibattito scatenato dal caso Mele.
“Personalmente saranno più di trent’anni che non fumo nemmeno una sigaretta – spiega il parlamentare azzurro -, ma non mi sottoporrò al test anti-droga proposto dall’Udc. Intendo così rivendicare per ogni persona, sia essa parlamentare o meno, il diritto all’imperfezione, alla contraddizione e all’errore; e, insieme, voglio in tal modo esprimere una laica opposizione a quanti dell’imperfezione, delle contraddizioni e degli errori vorrebbero fare bandiere e pubblico vanto”.
“La coerenza in politica è importante – dichiara ancora Quagliariello -. Ma se si trasforma in dogma diventa feticcio. Così come la morale rischia di scadere in moralismo. All’amico Cesa e all’Udc chiedo pubblicamente di ripensare la loro iniziativa, ricordando il motto evangelico “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, e considerando come non sia necessario essere immacolati – conclude l’esponente di Forza Italia – per sostenere l’importanza pubblica dei principi propri della tradizione cristiana”.