Sul testamento biologico il Pd si spacca. Prima grana per Franceschini
23 Febbraio 2009
di redazione
Su alimentazione e idratazione artificiali non c’è unanimità nel Partito democratico. E per il nuovo segretario del partito Dario Franceschini la prima bega da neosegretario del Pd. Il Ddl presentato Raffaele Calabrò del Pdl, ora in discussione alla commissione Sanità del Senato, non trova l’accordo di tutti. L’ostacolo che non si riesce a superare il comma 6 dell’articolo 5 che, in particolar modo, non è piaciuto al capogruppo Dorina Bianchi: “In questa prima fase non ho firmato nessun emendamento relativo a idratazione e nutrizione.
Nel gruppo ci sono posizioni diverse, e quello che ha come prima firmataria Finocchiaro rispecchia la posizione generale del gruppo. Non c’è da parte mia nessuna polemica. Ma su un punto così delicato, ora preferisco assumere una posizione equilibrata e tenermi libera per lavorare a un emendamento maggiormente condiviso – spiega la senatrice -. Se avessimo avuto più tempo avremmo potuto lavorare meglio”.
La disparità di posizioni rispetto al testamento biologico interna al Pd dimostra che del partito non solo manca un vertice stabile e a “tempo indeterminato”, ma anche un’anima. Francesco Rutelli, insieme ad altri senatori “teodem” del Pd, ha presentato alcuni emendamenti che segnano una “terza via” sul nodo dell’idratazione e nutrizione artificiale. Tra chi la ritiene obbligatoria e basta, e chi chiede possano essere rifiutate solo in modo esplicito, l’ex della Margherita affida la soluzione del problema al confronto tra medico curante e fiduciario.
Diversa la posizione di Massimo D’Alema che parlando coi giornalisti a margine del convegno “Agroalimentare: una risorsa per lo sviluppo dell’economia italiana”, organizzato in vista dell’Expo 2015 dalla Fondazione e dalla Banca Mps e dalla Fondazione Qualivita: “L’idea che la legge obblighi il cittadino a subire determinati trattamenti, perché la nutrizione forzata attraverso sondini o tubi gastrici rappresentano un trattamento, o l’idea che una persona possa essere obbligata dalla legge a subire trattamenti che non desidera, è un’idea che non ha eguali in nessun Paese civile, e speriamo che possa essere evitata ai cittadini italiani”.
Dario Franceschini incontrerà martedì il suo gruppo in Senato per cercare una posizione.