Thailandia. Oltre 90 feriti in scontri a Bankok, lanciati proiettili di gomma e molotov
10 Aprile 2010
di redazione
Gli scontri tra le forze dell’ordine e le camicie rosse si sono intensificati oggi nella capitale thailandese. Più di 135 persone – tra soldati, poliziotti e manifestanti – sono rimaste ferite durante i violenti scontri.
Secondo quanto si è potuto sapere, i militari thailandesi hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti che hanno, a loro volta, risposto con lanci di molotov. Le forze dell’ordine hanno poi lanciato una seconda offensiva a circa 500 metri dall’incrocio di Kok Woa, che porta alla celebre strada turistica di Khao San.
Un giornalista australiano di Abc News Australia sostiene però di essere stato colpito da un vero proiettile nel corso degli scontri avvenuti oggi tra soldati thailandesi e le "camicie rosse", nella parte storica di Bangkok, che hanno provocato un centinaio di feriti. Lo riferiscono fonti giornalistiche sul posto. I portavoce delle forze armate negano l’utilizzo di veri proiettili, se non per sporadici spari in aria. Diversi manifestanti sostengono però il contrario, circostanza che sarebbe confermata dal ferimento del giornalista.
Un portavoce dell’esercito ha confermato che nella zona stanno arrivando ulteriori rinforzi, per evitare "possibili sabotaggi" da parte dei dimostranti. Diverse decine di migliaia di manifestanti presidiano il distretto commerciale della capitale, usando taxi, auto per creare delle barricate. Centinaia di agenti, circondati della camicie rosse, si sono ritirate da una delle zone che presidiavano.
I sostenitori dell’ex premier Taksin Shinawatra avevano occupato fra l’altro il ponte Phan Fah nella capitale. Dallo scorso mercoledì il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha dichiarato lo stato d’emergenza dopo che i dimostranti avevano fatto irruzione nella sede del Parlamento. I manifestanti contrari al governo chiedono lo scioglimento immediato del parlamento. Nella loro ultima richiesta le camicie rosse avevano dato 15 giorni di tempo al premier per sciogliere le camere.