Thailandia. Scontri tra manifestanti e polizia. Il capo del governo in fuga

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Thailandia. Scontri tra manifestanti e polizia. Il capo del governo in fuga

07 Ottobre 2008

La polizia thailandese ha lanciato stamattina gas lacrimogeni per disperdere le migliaia di manifestanti antigovernativi che si erano radunati ieri sera davanti al Parlamento a Bangkok. Lo hanno detto televisioni locali. E il bilancio è di almeno 70 feriti, di cui tre gravi.

Diverse migliaia di manifestanti contrari a una modifica costituzionale proposta dal nuovo esecutivo si erano radunati lunedì davanti al Parlamento a Bangkok, bloccandone le entrate con mezzi pesanti. Almeno due manifestanti sarebbero stati feriti, secondo quanto riferito da una televisione, ma non ci sono conferme ufficiali. I membri del nuovo governo thailandese dovrebbero illustrare oggi il loro documento programmatico in parlamento, ma l’Alleanza del popolo per la democrazia (Pad), una coalizione che comprende nazionalisti, sindacati e sostenitori del re, chiede le loro dimissioni.

I manifestanti occupano la sede del governo a Bangkok dal 26 agosto, e molti di loro si sono spostati ieri sera verso l’edificio che ospita il Parlamento. Un responsabile della polizia di Bangkok aveva detto che attorno al parlamento si erano radunate circa 4 mila persone mentre altre 6 mila continuavano a occupare la sede del governo. «È stato assolutamente necessario usare i gas lacrimogeni per disperdere la folla», ha detto alla Reuters il general maggiore Anan Srihiran. Il nuovo primo ministro, Somchai Wongsawat, cognato dell’ex premier e tycoon dei media Thaksin Shinawatra, aveva detto ieri che la sessione parlamentare avrà luogo oggi come stabilito, nonostante le proteste.

La polizia afferma di aver usato solo lacrimogeni ma il direttore dell’ospedale che ha accolto i feriti ha detto che «le ferite non sembrano essere causate da lacrimogeni»: il sospetto è quindi che contro i dimostranti siano stati sparati proiettili di gomma. Al momento, circa 4500 poliziotti rimangono di guardia al parlamento mentre 2mila dimostranti sono rimasti in zona.

Gli scontri hanno causato un ritardo nell’inizio della presentazione del neo primo ministro, Somchai Wongsawat. La Costituzione richiede che il governo presenti il proprio programma entro 15 giorni dalla sua formazione per dare ai deputati la possibilità di discuterlo. Il dibattito durerà fino a giovedì. I dimostranti sono sostenitori della Peoplès Alliance for Democracy (PAD), un gruppo eterogeneo che si batte per l’allontanamento totale dell’ex premier Thaksin Shinawatra dalla politica nazionale. La tensione era salita negli ultimi giorni dopo l’arresto di due dei leader del PAD, Chamlong Srimuang e Chaiwat Sinsuwong. Lo scorso agosto, la polizia ha emesso mandati di cattura per nove leader del PAD accusandoli di incitare alla rivolta e tradimento. Gli scontri odierni sono i più gravi dopo le violenze del primo settembre scorso, quando il bilancio fu di un morto e circa 40 feriti. Il PAD ha iniziato l’ultima ondata di proteste lo scorso maggio e dal 26 agosto occupa il palazzo del governo. L’alleanza è apparsa sulla scena politica nel 2005 con l’avvio di proteste di piazza contro Thaksin, che hanno creato le condizioni per il golpe del settembre 2006.

Il viceprimo ministro thailandese, Chavalit Yongchaiyudh, che era incaricato dei negoziati con i manifestanti antigovernativi, ha annunciato oggi le sue dimissioni assumendosi la responsabilità degli scontri fra polizia e dimostranti. In una lettera, Chavalit ha ammesso che il comportamento delle forze di sicurezza «non è stato conforme» a quanto da lui «promesso». «Mi dimetto sin da ora dall’incarico di viceprimo ministro», ha scritto Chavalit nella sua lettera. In precedenza la polizia thailandese era intervenuta con il lancio di gas lacrimogeni per disperdere le migliaia di manifestanti antigovernativi radunatisi sin da ieri sera davanti al parlamento a Bangkok.

Il primo ministro thailandese ha abbandonato in elicottero la sede del parlamento assediata da migliaia di manifestanti dell’Alleanza Popolare per la Democrazia (PAD) che chiedevano la rinuncia del governo. L’intervento della polizia che questa mattina ha cercato di disperdere la folla che circondava l’edificio non è servito: «Vogliamo che il governo sciolga il parlamento entro le sei di questo pomeriggio», ha intimato Sonthi Limthongkul, esponente di spicco del PAD, che dal 26 agosto scorso occupa la sede del governo, «nel caso contrario adotteremo misure forti contro il governo», ha avvertito. Migliaia di manifestanti si erano diretti ieri verso la sede del parlamento per tentare di impedire alle due camere di tenere la sessione con cui doveva essere approvata la dichiarazione politica programmatica del nuovo governo: la sessione si è comunque svolta, ma i dimostranti sono riusciti a circondare l’edificio e bloccare le vie di uscita. Il premier, Somchai Wongsawat, dopo la lettura del documento di intenti politici, è stato costretto ad abbandonare il parlamento in elicottero. Centinaia di parlamentari sono rimasti chiusi all’interno dell’edificio, nell’impossibilità di lasciare la zona in auto.